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Per adesso ci guadagna il campionato ma Kakà insegna

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Edunque possiamo finalmente dedicare ogni attenzione a questo affascinante mercato di gennaio, che più volte ha promesso botti fragorosi, per ora producendo qualche castagnola di non imponenti dimensione. Se non altro, si è conclusa la telenovela relativa al futuro di Carlitos Tevez: che, scaricato da Roberto Mancini, ha preteso perfino di scegliersi la destinazione. Alla fine ha esaurito anche la pazienza del Milan, forse l'unica squadra a credere veramente nell'operazione, andata a monte perché il City ha i mezzi per deludere chiunque volesse prenderlo per il collo. Adesso ci si potrebbe aspettare un passo avanti dell'Inter, che però difficilmente potrà scavalcare l'offerta dei cugini. Francamente, non ritengo che il calcio italiano perda molto dal mancato arrivo del bizzoso argentino, che non è mai stato un modello di comportamento. La svolta è nata dalla professione di amore senza limiti nei confronti della maglia rossonera di Pato: la stessa che a suo tempo Kakà aveva sventolato dal suo balcone in segno di eterna fedeltà, prima di arrendersi alla corte del Real Madrid. Ma stavolta la lettera del brasiliano ha una dedica sottintesa, «Grazie papà», il senso della famiglia non è andato smarrito, neanche da parte di chi, a ventitrè anni, si è già lasciato un matrimonio alle spalle. Personalmente, ritengo che la vicenda abbia avuto riflessi favorevoli soprattutto per il Milan, meglio una certezza garantita anche dall'anagrafe. La Roma, chiarito subito che Osvaldo poteva guarire tranquillamente senza che si cercassero improbabili sostituti, ha dato ulteriore conferma della serietà dei propositi di un sodalizio risorto dalle macerie.

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