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Totti canta: tutti al mare

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Il capitano della Roma Francesco Totti

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Sotto l'albero ci sono sei punti e la spensieratezza tottiana di poter cantare «Tutti al mare» in pieno inverno. Ma anche la consapevolezza che il peggio è passato e la rivoluzione si può fare. Se il sacco di Napoli poteva essere solo una rondine, la passeggiata a Bologna conferma che forse, nonostante il termometro, si può iniziare a parlare di primavera romanista. Un gol di un senatore che si è saputo reinventare terzino sinistro a 31 anni come Taddei, uno di un portabandiera della nuova guardia che ha già fatto sette centri come Osvaldo, un gioco spumeggiante e uno spartito suonato quasi ai limiti della perfezione da tutti i componenti dell'orchestrina giallorossa: così tanta roba che chiedere di più è umanamente impossibile. Anche per uno come Luis Enrique. «Ho appena visto - gongola l'asturiano - la partita più completa della mia squadra. Siamo stati equilibrati, non abbiamo rischiato nulla e creato tante occasioni. Il segreto sta tutto nel lavoro. Dalla partita con la Juve in poi abbiamo capito che dobbiamo fare tutte le due fasi, anche quella difensiva, in undici. Ci siamo riusciti e adesso sappiamo cosa succede se lo facciamo bene. Le grandi squadre fanno tutto insieme». Il trucco, però, non sta nel difendere e nell'attaccare in undici, ma nel ritenere «la rosa, l' interesse collettivo, come la cosa più importante. Guardate Simplicio, non era neanche in ritiro e ora è un titolare». E forse anche nel non mollare durante la burrasca: «Non ho mai pensato di non farcela, tanto che ho già mangiato sia il panettone che il pandoro e in Spagna mangerò anche il torrone». Il pensierino finale è per Borriello: «Se non gioca tutto è possibile, ma se è in vendita dovete chiederlo alla società». Forse non c'è neanche bisogno di farlo. Il «canterino» Francesco Totti ha solo un rammarico ma non ha voglia di fare drammi. «Sono contento perché ho visto la migliore Roma della stagione - sorride il capitano - anche se mi manca un po' il gol. Arriverà, di sicuro non è un'ossessione. Ma preferisco vincere. Questa squadra ha grandi prospettive e può arrivare davvero lontano. Io fisicamente sto benissimo e mi trovo alla grande a giocare in questa posizione. Era bello pure fare l'attaccante centrale ma, visto che il mister vuole tanto possesso palla e tante verticalizzazioni, stare lì mi rende tutto più facile». Felicità è anche mettere una pietra sopra a quello che è successo dopo il rigore sbagliato con la Juve: «Capitolo chiuso. Ho accantonato tutto, mi è solo dispiaciuto il modo in cui sono stato criticato perché stavo insieme ai miei figli. Io accetto tutto, ma davanti a loro no. Un futuro lontano da Roma e dalla Roma? Quella porta lì è sempre rimasta chiusa». Meglio non pensarci più, allora, e cantarci sopra «perché quando si vince si può far tutto». Taddei non canta ma festeggia lo stesso: «Non ci poteva essere miglior regalo del gol». Osvaldo preferisce guardare in avanti: «Se continuiamo così possiamo davvero arrivare lontano». Pjanic concorda: «La squadra inizia ad apprendere i meccanismi. Dobbiamo continuare così e seguire la filosofia di Luis Enrique». Anche Juan vota la fiducia al tecnico: «Siamo stati sempre sicuri di lui». A Natale sono tutti più buoni.

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