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Il derby del sud come un romanzo

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Dagli «incroci pericolosi» sull'Appia alle partite decisive per gli scudetti romanisti

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Lasocietà giallorossa è stata fondata nel 1927 per volere di Italo Foschi, gli azzurri un anno prima, nel 1926, su input di Giorgio Ascarelli che al pari di Foschi volle dar vita ad un'unica squadra per sfidare le grandi del nord. Fin dagli albori Roma e Napoli si sono contese la palma di formazione-guida del calcio centro-meridionale e anche per questo la loro rivalità è stata subito aspra e accesissima, con le rispettive tifoserie che nel secondo dopo guerra si recavano in trasferta percorrendo nei due sensi la via Appia, risistemata da Mussolini dopo la bonifica delle paludi pontine (1926-1937). L'Autostrada del Sole era ancora di là da venire (sarà inaugurata solo nel 1964) e percorrere i duecento chilometri che dividono Roma da Napoli era ancora un'avventura, anche perché l'accoglienza dei tifosi ospiti non era certo benevola. Oltre alle frequenti sassaiole, si narra che in occasione dei Napoli-Roma degi anni '50 e '60 i napoletani andassero in giro per la città a guardare da vicino i cappelli modello «Borsalino» tanto in voga per scoprire i romanisti in trasferta. Sull'etichetta, infatti, c'era scritto se erano stati prodotti e venduti a Napoli o nella Capitale! Anche se spesso seguita dal suo tifo, la Roma non ha mai avuto vita facile nella partita giocata in casa degli azzurri, come testimoniano gli 11 campionati di seguito nei quali non vinse mai al San Paolo, rimediando 1 pari e 10 sconfitte, le ultime 8 delle quali consecutive, dal 1971 al 1982. Ad interrompere la serie negativa fu l'1-3 del 10 ottobre 1982 firmato dalle reti di Iorio, Nela e Chierico che per molti sostenitori giallorossi fu il segnale premonitore dello scudetto. E così fu, con la Roma di Viola e Liedholm che alla fine di quel campionato divenne Campione d'Italia per la seconda volta nella sua storia. Il tabù era stato sconfitto e quel Napoli-Roma finì con gli insulti dei tifosi azzurri al loro presidente Ferlaino, che di lì a poco avrebbero invece osannato per l'acquisto di Maradona. L'uomo degli anni d'oro del Napoli, nei quali, però, la Roma perse solo una volta al San Paolo, conquistando poi 4 pareggi e 2 vittorie, compresa quella per 2-1 del 16 dicembre 1984, il giorno dell'ultima partita di Falçao in giallorosso. Il brasiliano aprì le marcature e in quel momento nessuno poteva pensare che si stava chiudendo un'epoca per colpa di quel ginocchio che poco dopo lo avrebbe costretto a chiedere il cambio e presto lo avrebbe portato alla rescissione del contratto con la Roma. Quella, dunque, fu l'unica occasione in cui il romanista Falçao e il napoletano Maradona si affrontarono viso a viso nel «derby del sud». Un vero e proprio passaggio di consegne tra le squadre delle quali erano i leader. Nella seconda metà degli anni '80, infatti, il Napoli prese il posto della Roma nel ruolo di antagonista di Juve, Milan e Inter, conquistando gli unici due scudetti della sua storia. Poi arrivò il declino degli anni '90, mentre la Roma si avviava a conoscere un nuovo periodo di grandezza con Franco Sensi, che da presidente la vide triofare a Napoli per la prima volta il 17 dicembre 1995: 0-2 con gol dell'ex azzurro Thern e di Marco Delvecchio, alla sua prima rete in giallorosso. E proprio a Napoli, il 10 giugno del 2001, la Roma di Sensi e Capello, Totti e Batistuta «rischiò» anche di diventare Campione d'Italia con una giornata di anticipo se la punizione di Pecchia non l'avesse inchiodata sul 2-2 costringendola a rimandare il discorso alla sfida casalinga con il Parma. Poi il Napoli retrocesse in B e anche in C1, per tornare in A solo nel 2007 e subire, da allora ad oggi, due sconfitte casalinghe con la Roma: il 2-0 del 9 marzo 2008 con gol di Perrotta e rigore di Totti e il 3-0 del 25 gennaio 2009 con reti di Mexes, Juan e Vucinic.

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