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di Gianfranco Giubilo Nella serata che promuove all'Europeo, secondo chiari segnali delle partite di andata, Irlanda, Croazia, Cechia e Portogallo, l'Italia chiude la sua annata calcistica, trionfale, con una nota amara.

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Tabarezha la meglio su Prandelli con un gol di Fernandez dopo tre minuti, poi difende alla grande contro un'Italia non nella migliore versione. Linea difensiva tutta da rivedere, male i centrali, apporto limitato dai laterali, stavolta non basta Balotelli, ancora bravo, a fare la differenza, neanche i cambi pagano. Cornice più bella e suggestiva del quadro, spettacolo autentico quegli spalti dominati dal tricolore, tanti giovani e giovanissimi, quelli che l'Olimpico erano stati costretti a dimenticare per gli intralci burocratici, i biglietti troppo cari, la paura dei violenti. C'erano anche da festeggiare le 112 presenze in azzurro di Gigi Buffon, ad affiancare il mitico Zoff, curiosità per gli umori della parte romanista dello stadio nei confronti di Mario Balotelli, protagonista del duello con Totti, con espulsione del capitano. Ma in questo momento Supermario è nel cuore di tutti, proprio come la Nazionale di Prandelli, per lui soltanto applausi, cori, sostegno costante. Tutto ripagato con giocate di alta qualità, quattro tentativi in porta nel primo tempo con tre parate della vecchia conoscenza Muslera. Non proprio amichevoli i toni, in metà gara quattro cartellini gialli per gli uruguagi, qualche eccesso di troppo nella puntuale aggressione alta che toglieva spazi e respiro al centrocampo e sottolineava le ricorrenti difficoltà della difesa centrale. Battuta, dopo tre minuti scarsi, da Fernandez, il sostituto di Luis Suarez: bella l'incursione sulla destra di Caceres, ma censurabile l'atteggiamento di Chiellini, e soprattutto di Ranocchia, l'attaccante del Malaga libero di colpire. Ci hanno provato più volte, le due punte azzurre, creando pericoli, ma la consueta fluidità di manovra era latitante, superiore la velocità dei campioni del Sud America. Ripresa con ritorno al modulo più usuale, dentro Pepe per Montolivo, dopo un'ora esce Osvaldo, applaudito: molto propositivo come punta centrale, sfortunato in qualche conclusione apprezzabile. Dentro Matri, poi anche Pazzini, ma l'Uruguay è ormai attestato in barricata, anche in inferiorità numerica, Muslera produce l'ultimo miracolo su Balzaretti.

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