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Si vince solo con due campioni

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Tantoper cominciare, il fatto che lassù, assente per la prima volta Sebastian Vettel, non ci fosse traccia della Red Bull sta a significare che quanti continuano ad attribuire alla macchina i trionfi del giovane pilota tedesco o non capiscono niente o sono in malafede. La Red Bull 2011 è molto meno superiore alle monoposto rivali rispetto a quella del 2010 e a fare la schiacciante differenza con loro è stata la straordinaria maturazione di Vettel, autore di tutte e 11 le vittorie del team e di 14 delle sue 17 pole. Oltre a chiarire una volta per tutte la verità sul team bi-campione del mondo, il podio di Abu Dhabi ci ha dimostrato quanto sia importante, per un team che non ha la migliore macchina come la McLaren 2011, avere due ottimi piloti anziché uno solo (come invece conviene ai team sicuri della loro superiorità). Hamilton e Button, che hanno vinto tre gare a testa, hanno a turno riempito di validi contenuti una stagione che, con uno solo di loro, per la McLaren sarebbe stata non all'altezza del lavoro degli ingegneri. La solitudine sul podio di Fernando Alonso, infine, ha fotografato il 2011 a singhiozzo della Ferrari, che, priva sia di una macchina vincente sia di una seconda guida decente, ha vissuto sugli alti e sui bassi dello spagnolo, talvolta impeccabile come ad Abu Dhabi ma in altre occasioni non all'altezza del proprio rango, e comunque, a differenza dei suoi vicini di podio, sempre incapace di approfittare delle rare défaillance della Red Bull. Proiettando questi verdetti sul 2012, il podio di ieri ci ha dato un'ulteriore indicazione: confermando le rispettive coppie di piloti per il prossimo campionato Red Bull e McLaren hanno preso una decisione sensata mentre la Ferrari, purtroppo, no.

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