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Reja: "Ho un debito"

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Derby, i tecnici di Lazio e Roma Edy Reja e Luis Enrique

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La vigilia perfetta. Ci ha messo un po' Edy Reja ad assimilare gli umori della piazza biancoceleste, a capire le immancabili scaramanzie delle vigilia pre-derby, a sintonizzarsi con i tifosi. Stavolta, però, almeno dal punto di vista dei proclami, non gli si potrà imputare nulla. Nessun accenno a presunte sensazioni positive, nessuna punta di polemica o tentativo di mettere pressione sull'arbitro. Persino un po' di pretattica quando gli si chiede se abbia preparato accorgimenti offensivi per sfruttare le criticità della difesa giallorossa e lui spiega che «ovviamente qualcosa è stato fatto, ma non è certo il caso di svelarlo adesso». Il meglio, poi, l'allenatore lo ha dato quando si è trattato di rispondere alla famosa battuta di Totti sul «portafortuna» Raja: «A me avrebbe fatto molto piacere se lui fosse sceso in campo - ha detto con signorilità il tecnico goriziano - perché un derby così meriterebbe di vedere presenti tutte le componenti più belle delle squadre. Proprio come lui, che è un calciatore di grandissima classe. Quando gioca...». Giusto per far capire che l'ironia di Totti non è passata inosservata, ma dall'alto dei suoi 66 anni può permettersi di passarci sopra. Edy Reja vive la vigilia con grande tensione. In fondo, dopo quattro sconfitte su quattro, questo è soprattutto il «suo» derby. Ma è bravo a nascondere tutto, anche per non caricare la squadra di troppe responsabilità. «Ovviamente mi sento in debito con la tifoseria, mi dispiace molto non essere ancora riuscito a dare questa enorme soddisfazione ai tifosi biancocelesti e c'è la volontà di colmare questa lacuna. Non solo da parte mia, ma anche da parte della squadra». Reja si riferisce spesso a quello che chiama il «suo» gruppo: «Non voglio parlare delle mie sensazioni - dice - ma ho piena fiducia nei calciatori. Vorrei che domani ognuno giocasse almeno al 90% delle proprie possibilità. Mi basterebbe questo. Vorrebbe dire che saremmo riusciti a mettere in campo le nostre cose più buone. Non sempre nei derby è successo». Quando ripercorre i precedenti, al di là dell'ultima sfida con la Roma persa meritatamente, il tecnico ci tiene a sottolineare che «spesso siamo stati condannati solo dagli episodi, perché avevamo giocato anche meglio dei giallorossi». Episodi però non vuol dire parlare degli arbitri: «Lasciamo stare Tagliavento, è forse il miglior arbitro che c'è attualmente in Italia. Il risultato sarà determinato solo da quello che faranno le due squadre e i miei sono abbastanza maturi ed esperti da non farsi innervosire e non cadere nelle provocazioni». C'è tempo per parlare anche di ordine pubblico («il mancato volo dell'aquila non è un bel segnale per una città che ha chiesto le Olimpiadi») ma la chiusura è ancora «emozionale». «Vincere il derby ci darebbe una spinta enorme e una grande tranquillità per il prosieguo del campionato. Soprattutto darebbe serenità a me. È un sogno, e per realizzare i sogni bisogna crederci. Sia io che tutti i giocatori ci crediamo fermamente».

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