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Scopriamo la Roma

Il tecnico giallorosso Luis Enrique

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Olimpico delle grandi occasioni, smania di ricominciare, qualche gufo appollaiato, «vedovi» sparsi qua e là e una Roma piena zeppa di novità. C'è curiosità, voglia e bisogno di cancellare l'onta dell'Europa League, ma soprattutto per la Roma che questo pomeriggio affronta il Cagliari nella seconda giornata di campionato (aspettando il recupero della prima annullata dalla «serrata» dei calciatori), c'è la necessita di prendere sicurezza e riconquistare la stima di una tifoseria che ha dimostrato una volta ancora di esserci.   E sarà questo clima di buonismo, sarà il fatto che adesso si inizia davvero a fare sul serio, ma ieri a Trigoria anche il talebano Luis Enrique è sembrato un uomo diverso. Difficile dire quanto sia farina del suo sacco, quanto abbia capito dopo la legnata e i fischi rimediati con lo Slovan, o quanto sia opera di convincimento telefonico (modello cabine rosse old style): ma il risultato è evidente. Il tecnico asturiano è apparso più sereno, soddisfatto del lavoro fatto fin qui dalla sua nuova creatura e ha trattato (spera definitivamente) anche lo spinoso caso Totti con una certa disinvoltura. Il disco stavolta però suona diversamente, seppur il concetto di massima non cambia: Luis Enrique per entrare in tema lascia per una volta l'interprete e si esprime nel suo italiano insolito. «Francesco non può essere un giocatore normale - spiega il tecnico - perché ha segnato 207 gol, è speciale, unico. È il giocatore più importante nella storia della Roma, lo è stato e spero lo sarà, ma resta il fatto che spetta a me decidere. E io mi riservo il diritto di poterlo sostituire, sbagliando o meno come tutti. Fa parte del lavoro e dei compiti dell'allenatore decidere chi gioca. Poi è ovvio che non posso controllare tutto quello che succede fuori da Trigoria, quindi mi preoccupo della mia squadra e mi concentro sull'avversario di turno, in questo caso il Cagliari: che faremo di tutto per battere». Un modo carino per confermare quanto già detto in passato sulle sue scelte, ma anche una maniera per rispettare quanto fatto fin qui dal capitano giallorosso con questa maglia. «Il compito dell'allenatore è cercare di compattare tutti gli elementi per andare in un'unica direzione. Discussioni tra me e Totti? Parlo tutti i giorni con i giocatori, o in gruppo o individualmente, e con parte della dirigenza. Ad oggi non ho discusso con nessuno, non ho problemi con nessuno e spero non accada mai. Certo, quando ci sono cambiamenti importanti come il nostro si verificano delle situazioni un po' particolari, delicate. Ma sono molto contento dell'atteggiamento di tutti, compreso Totti, che è il nostro capitano e ha la mia stima». Ma per le cerimonie ci sarà tempo, intanto c'è da battere il Cagliari di Ficcadenti (tecnico che già lo scorso anno all'esordio con il Cesena uscì indenne dall'Olimpico) e incassare i primi punti di questa stagione senza pensare troppo al futuro. «Roma da primi posti? Non lo so - spiega il tecnico - adesso non posso dirlo: facciamo un passo alla volta. Sarà un campionato equilibrato, anche se il Milan parte davanti a tutti. Spero che la squadra sia molto competitiva e riesca a guadagnare punti nei pronostici». Ma, rigorosamente, attraverso il bel gioco, aspettando di poter mostrare a DiBenedetto (grande assente dell'esordio), che ha riposto bene la sua fiducia... e i suoi soldi.

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