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I capitani di Serie A "Contratto o sciopero"

Il presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi

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"La Lega firmi l'accordo collettivo o la serie A non parte". I calciatori italiani, guidati da Francesco Totti, Alessandro Del Piero e i capitani delle altre 18 squadre, sono pronti a incrociare le braccia. Anzi a slacciarsi gli scarpini a bordo campo, per un lock out tanto impopolare quanto a loro giudizio inevitabile. C'è tempo fino al 27 agosto, data d'inizio del campionato, per una conciliazione che Maurizio Beretta vede ancora possibile. Ma al momento la dura presa di posizione di tutti i calciatori italiani e la replica del presidente dimissionario della Lega non lasciano presagire nulla di buono. In fondo alla strada c'è lo sciopero, benché i giocatori chiedano che non lo si chiami così. Oggetto della lite è il contratto collettivo. Scaduto da oltre un anno, al centro di una minaccia di fermo già l'estate scorsa. Alla testa del sindacato calciatori c'era ancora lo storico fondatore, Sergio Campana; dodici mesi e un presidente dopo, la situazione è identica. "Non si tratta di soldi", urlano i campioni della A, infastiditi dall'etichetta dei ricchi viziati che scioperano. "Gesto di insensibilità, in un periodo di crisi per il Paese", la replica di Beretta, presidente dimissionario non ancora sostituito dai 20 presidenti, divisi su diverse questioni in via Rosellini. Un anno di minacce sindacali e accuse, di scioperi revocati, di mediazioni, di incontri, di tavoli non è bastato. Ora c'è un accordo, la firma dell'Aic, ma manca quella del Lega, che perciò parla di intesa unilaterale, e vorrebbe cambiare l'art. 7, quello sugli allenamenti dei fuori rosa. L'ultima tappa il 30 maggio scorso: dopo una serie di riunioni fiume delle due delegazioni, l'accordo su sette degli otto punti messi sul tavolo dalla Lega (l'ottavo, i "trasferimenti coatti", era stato stralciato dal presidente federale Abete) fu trovato. Campana lo firmò, la delegazione della A no in assenza di Beretta: Lotito - considerato uno dei falchi - non aveva delega alla firma. Poi la bocciatura del documento da parte dell'Assemblea di via Rosellini, e l'ingranaggio si è di nuovo fermato. Ora capitani e rappresentanti sindacali di Inter, Milan, Juve, Roma, Napoli e tutte le altre denunciano "la sconcertante situazione" ricordando che il calcio italiano è l'unico tra i grandi d'Europa in questa situazione di "inammissibile deregolamentazione" e accusando la Lega di aver disatteso gli impegni. "Ci accusino pure di essere ricchi e viziati, senza tener conto che siamo i maggiori contribuenti italiani: ma non discutiamo di soldi, piuttosto così si rischia di invalidare tutti i nostri contratti", la preoccupazione espressa tra le righe dai firmatari. E alla pubblicazione della lettera, è arrivata la provocazione di un parlamentare, Giancarlo Lehner, eletto nel Pdl: "Si taglino lo stipendio, o servirà un prelievo forzoso del 60% per aiutare il Paese". Sorpreso e arrabbiato invece il presidente della Lega calcio Beretta. "Stiamo parlando di 800 giocatori il cui stipendio medio è un milione di euro l'anno - accusa - Torno da Pechino e trovo questa sorpresa: così non firmeremo mai. Non sottostiamo alle minacce. E poi lo sciopero è un gesto di insensibilità, in un momento di crisi per il Paese". "Torna da Pechino, ma sembra sia stato fuori dall'Italia un anno - la replica di Tommasi - Perché ha raggiunto un accordo che la sua Assemblea ha bocciato? Rappresenta la Lega o esprime una volontà di non firmare? Siamo ben consapevoli della situazione del Paese, di cui la Lega è specchio: non riesce a tirar le fila di 20 presidenti, e a metterli d'accordo". E dall'Aic viene sottolineato che, di quegli 800, oltre 100 hanno popolato le fila delle squadre disoccupati messe in piedi a Coverciano. A far arrabbiare i calciatori è stata la scelta della Lega di mettere l'argomento contratto all'ordine del giorno dell'assemblea del 2 settembre, non di quella del 19 agosto, dove si parla di diritti tv, principale motivo di spaccatura tra i presidenti. La discussione sul contratto è saltata anche nell'ultimo consiglio federale, la Lega era assente. Abete preannunciando un "richiamo" a Beretta aveva perciò chiarito: trovate l'accordo prima del 27 agosto o se ne occuperà la Figc. Il prossimo cf il 24. Telefonate Abete-Beretta in queste ore, colloqui Aic-presidenti nei giorni precedenti: qualcosa si muove, dal sindacato c'e anche la disponibilità a rivedere i minimi sindacali a conferma che non è questione economica, da parte della Lega a parlarne il 19. È una corsa contro il tempo per evitare di fare come l'Nba: stop a oltranza, tra polemiche e accuse. Demetrio Albertini, vice presidente della Figc, si mostra ottimista. "C'è tutto il tempo per arrivare alla firma, mi auguro che questo tempo sia sufficiente - dice a Sky -  Non c'è stata la proclamazione di uno sciopero ed il campionato non comincia domani - sottolinea Albertini - mancano 20 giorni ed i calciatori si aspettano che l'accordo trovato a suo tempo sia firmato dalla delegazione della Lega di A. Si è voluto far capire che c'è una compattezza della categoria. Ad oggi i giocatori hanno chiesto come mai non ci sia ancora la firma del contratto. Il campionato, dicono, deve cominciare con regole certe". Sul controverso articolo 7 dell'accordo, riguardante i cosiddetti fuori rosa, Albertini si schiera con Damiano Tommasi, presidente dell'Aic: "Penso che sia un diritto dei giocatori allenarsi come tali". E, in risposta all'intervento di qualche esponente politico che ha bacchettato l'iniziativa deicapitani di A, sottolinea: "Non c'è nessuna rivendicazione economica. I giocatori fanno il loro dovere verso il fisco, versando all'erario tasse con un'aliquota al 50%, quella massima".  

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