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Marco Grassi Il Tour de France 2011 ha un vincitore.

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Anzi,ha perso due Boucle (2007 e 2008) partendo da favorito e rimontante, nella crono finale, e poi mancando l'appuntamento con la prestazione della vita. Ma oggi Cadel Evans è un corridore diverso. Dopo il Mondiale vinto a Mendrisio nel 2009 è come se fosse nato un atleta nuovo, estremamente maturo (ha 34 anni e non è certo di primo pelo), molto più consapevole dei propri mezzi, e in una parola, molto più vincente. Ha inseguito con tenacia il Tour, è partito forte vincendo una tappa a Mûr-de-Bretagne, ha resistito sui Pirenei, non ha perso la testa sulle Alpi, quando gli attacchi a lunga gittata di Schleckino e Contador avrebbero potuto metterlo in crisi, ed ha approfittato del fatto di essere terzo uomo, sottovalutato da Andy e Alberto che si curavano troppo tra di loro; e lui non ha perso un colpo, ha chiuso in crescita e ha segnato poi il capolavoro nella crono di ieri a Grenoble. Non l'ha vinta, Cadel, la tappa, perché ha trovato davanti a sé un Tony Martin (tedesco di belle speranze) in giornata di grazia e in grado di vincere con appena 7" sull'australiano, nel giorno in cui Cancellara ha deluso parecchio (solo ottavo!) e in cui altri giovani interessanti (De Gendt, Porte, Velits, Taaramäe) hanno trovato un posto in top ten. Ma non era il risultato di giornata a interessare Evans, mentalizzato totalmente sul recuperare i 4" su Fränk Schleck (secondo in classifica alla vigilia della crono) e i 57" su Andy. Cadel è partito forte e già dopo poco più di 15 km ha annullato il gap dalla maglia gialla, aumentando da lì in poi il margine fino ai 2'31" che l'hanno separato alla fine da Schleck jr. In classifica Evans è al sicuro (dovrà giusto stare attento a non cadere oggi nella passerella finale di Parigi), mentre gli Schleck firmano un record (per la prima volta nella storia due fratelli chiudono il Tour sul podio), ma masticano amaro per la sconfitta: per Andy è il terzo anno consecutivo al secondo posto. Infine, i nostri: male nella crono, Cunego è stato scavalcato da Contador e Sánchez e chiude così settimo, giusto prima di Basso, ottavo della generale. Un risultato non scintillante, ma siamo comunque stati in gioco, cosa non scontata negli ultimi anni: lamentarsi viene difficile.

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