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Sono le 18.04 del 14 maggio e la Lazio è campione

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QuandoDamato di Barletta fischierà l'inizio della sfida tra Lazio e Genoa, saranno trascorsi undici anni esatti dal momento più bello della storia biancoceleste. «Sono le 18.04 del 14 maggio del 2000 e la Lazio è campione d'Italia», urlò il radicronista Rai Riccardo Cucchi collegato da Perugia dove si stava giocando il terzo tempo di quella interminabile partita scudetto tra gli umbri e la Juventus. Da «simpatizzante» laziale e con un figlio in curva Nord non poteva concedere al radicronista collegato dall'Olimpico l'annuncio che sarebbe stato tramandato alle generazioni future. Chi ha dimenticato quel pomeriggio non è laziale. La pioggia purificatrice dell'ennesimo scempio arbitrale a favore dei potenti del Nord, il gol-giustizia di Calori, l'apoteosi dei tifosi biancocelesti: tre ore che sembravano il remake italiano del film «Febbre a 90'». E poi le lacrime di Cragnotti, quelle dei giocatori, di Eriksson e soprattutto della gente laziale. Uno scudetto incredibile, il risarcimento morale di quanto accaduto la stagione prima quando l'arbitro Fiorenzo Treossi di Forlì scelse il Milan e condannò la Lazio a trascorrere l'estate in analisi dopo un campionato strameritato. Stavolta l'atmosfera sarà diversa, avvelenata dalla probabile contestazione a Reja. Ma se qualcuno vorrà chiudere gli occhi, potrà sempre sperare, quando li riaprirà, di rivedere Veron, Nedved e gli altri eroi del 2000. Del resto sempre 14 maggio è.Lui. Sal.

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