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Un rigore calciato malamente, un palo, l'ennesimo miracolo di Handanovic.

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Perchémettono una pietra quasi tombale sulle speranze Champions della Lazio e, chissà, potrebbero addirittura allontanare definitivamente Edy Reja dalla panchina biancoceleste. Il tecnico firmerà l'eventuale rinnovo solo a giugno, ma non è un segreto che il raggiungimento del quarto posto avrebbe pesato moltissimo sulla sua decisione. Lui lo nega («assolutamente non inciderà, resta il lavoro ben fatto di quest'anno»), ma la Champions sarebbe servita anche per rimettere le cose a posto con l'ambiente. Invece ora il traguardo è quasi sfumato, e il tecnico è il primo ad ammetterlo. «Dobbiamo crederci fino in fondo - esordisce - ma è chiaro che il nostro risultato e quello di alcune pericolanti rendono il compito molto difficile». C'è aria da fine di un sogno. Lo si capisce anche quando l'allenatore sembra voler tirare un bilancio di quello che non è andato: «Abbiamo perso molte sfide importanti, e questo vuol dire che probabilmente qualche carenza ce l'abbiamo». Lo zampino, però, ce lo ha messo anche la sfortuna: «L'Udinese ha fatto qualcosa in più di noi nel primo tempo, ma per quanto mostrato nella ripresa non meritavamo di perdere. C'è delusione per il rigore sbagliato, il palo. Un po' di buona sorte ci avrebbe dato una mano, ma da un po' di tempo non ci gira bene». Il finale è l'assoluzione per Zarate («i rigori si possono sbagliare, pensava che calciando centralmente avrebbe spiazzato Handanovic») e un tributo per la squadra che sembra quasi un mezzo addio: «Abbiamo fatto il nostro campionato, pur avendo spesso tante cose su cui recriminare. Questa squadra, però, può andare avanti a testa alta».Car. Sol.

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