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Per una volta, riesce difficile condividere l'opinione di un grande giocatore e soprattutto persona di viva intelligenza come Clarence Seedorf.

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Laconclusione più favorevole per la sua parte, vittoria rossonera, non chiuderebbe certamente le porte, a sette turni dalla fine, alle velleità di un Napoli che superasse il severo ostacolo laziale, la stessa Inter non troverebbe proibitivo un distacco di cinque punti, perfino l'Udinese avrebbe diritto ai sogni. Ma la classifica potrebbe offrire opzioni più favorevoli a un accentuato equilibrio, l'ipotesi del pareggio sarebbe forse gradita agli spettatori interessati, se dovesse vincere l'Inter, beatificazione di Leonardo a parte, il sorpasso non avrebbe valore risolutivo, anche perché una vetta ulteriormente appiattita incoraggerebbe molte mire ambiziose. Sono considerazioni che nulla tolgono al fascino di un derby, forse mai così sentito nelle ultime stagioni per i suoi riflessi sulla rincorsa allo scudetto, che però non rimarrebbe un match stretto se Napoli e Udinese esprimessero precisa volontà di non negarsi traguardi ritenuti improponibili alla vigilia. Senza pronostico, come ogni stracittadina pretende, la sfida sembra regalare all'Inter un piccolo vantaggio psicologico, ha prodotto il massimo il suo inseguimento, mentre difficilmente il Milan potrà scacciare i fantasmi dei troppi punti superficialmente lasciati per strada. E poi Allegri, che finora ha legittimato la sua presenza su una panchina di lusso, dovrà cavarsela senza il suo risolutore per definizione, quell'Ibra che segna e soprattutto fa segnare, lo condanna al forfait una stupida e inutile manata. Sul suo campione più rappresentativo potrà invece far conto Leonardo, forse nessuno al mondo, a parte Messi, ha un impatto sulle partite come quello che Eto'o puntualmente garantisce. San Siro offrirà una cornice di favola, ottantamila persone: e tutte, contrariamente a quanto accade a Roma, saranno in condizione di seguire il gioco senza problemi.

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