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Chiacchiere papaveri e papere

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Parlachiunque, promuovendosi a gradi che non ha o inventando parentele e amicizie inesistenti. Il «me dicono» impazza e già in molti si sono apprestati a scaricare la «cordata americana» come l'ennesima bufala. C'è ancora chi dice che gli americani non esistono, chi malcela disprezzo per il folkloristico Zio Tom (sarà invidia!?), chi addirittura rispolvera lontani spettri: sempre targati Usa (ma con molti tatuaggi in più). Insomma siamo in piena fase delirante, tipica di questa città, nella quale è davvero difficile riuscire a restar neutri e «semplicemente» osservare e attenersi ai fatti. In questo senso saggissima la scelta delle due parti di chiudere e firmare a Boston: anche se da qui ai prossimi quindici giorni qualche siluro terra-aria, dimenticato nel cassetto dal detrattore di turno, arriverà sicuro. Magari la distanza... Di certo c'è che questo gran caos che s'è alzato attorno alla vicenda e DiBenedetto in persona ha mandato in tilt anche chi doveva e poteva organizzare e gestire la situazione con più relax e facendo fare meno gaffe al povero Tom. Il bilancio degli ultimi giorni dal punto di vista mediatico è chiaro: rottura con tutta o quasi la stampa per l'intervista in esclusiva concessa alla Gazzetta prima di arrivare; sportellata rimediata dal numero uno dello sport italiano per le frase «denigratorie» sull'Olimpico; primi pugni in faccia alla tv satellitare che di fatto è uno dei principali sostentamenti del calcio italiano. Tutti argomenti con i quali poi si dovranno confrontare (e va aggiunto pure un fotografo fratturato). Ma almeno adesso una cosa è certa: come sarà la nuova Roma, la struttura del club che sembra al momento essere l'unica cosa vera che interessa a DiBenedetto. E fa bene! Perché mentre mezza Roma aspetta di vedere nero su bianco la firma sulla cessione definitiva del club giallorosso, che chiuderà l'era dei Sensi dopo diciotto anni, Tom continua a incontrare in gran segreto i futuri manager. La maratona di meeting nella quale DiBenedetto in persona si è cimentato, hanno fatto capire molto chiaramente chi farà cosa all'interno delle mura di Trigoria. Le scelte sono chiare: Franco Baldini sarà il nuovo dg, Walter Sabatini il ds, mentre Montali si occuperà (almeno per il prossimo anno) dei rapporti istituzionali: insomma il lavoro di lobby dovrebbe toccare a lui, ma il fatto che non sia stato coinvolti nel prossimo «blitz» vuol dire già qualcosa. I condizionali sono d'obbligo fino alle firme che in questo momento restano l'unica cosa certa. Gli altri? Il discorso è sempre lo stesso: chi ha lavorato bene, onestamente e con «coraggio» per la Roma del passato non dovrà temere quella del futuro.

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