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Si riparte da Vettel

Al 58° giro del Gran premio di Formula 1 in Australia la Red Bull di Vettel è prima al traguardo davanti ad Hamilton (Mclaren) e Petrov (Renault)

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Non è una barzelletta: sul podio del Gp d'Australia, gara inaugurale del Mondiale di F1, c'erano un tedesco, Vettel, un inglese, Hamilton, e un russo Petrov. Né la Red Bull né il campioncino, vezzeggiativo non diminutivo, avevano mai vinto ad Albert Park ed ecco il primo successo, il terzo di fila per il pilota (undici nel palmares) contando gli ultimi due della stagione passata. Le monoposto austriache non hanno usato il kers per un problema tecnico e questo rende ancor più impressionante il ritmo di gara, inavvicinabile per tutti tranne che per Hamilton. Melbourne ha dimostrato una grande continuità, anche troppa, con il 2010. Guardando l'ordine d'arrivo nelle scuderie di vertice sembra in palla solo uno dei due piloti: in McLaren Hamilton, secondo, e Button, sesto (ha scontato però una penalità per aver superato all'11° giro Massa tagliando una curva), per la Red Bull Webber solo quinto e in Ferrari Alonso quarto con Massa nono, poi diventato settimo per la squalifica delle due Sauber causa irregolarità dell'ala posteriore (il team ha presentato ricorso). Il semaforo verde non sorprende il poleman che fa corsa solitaria, mentre il weekend del compagno di squadra Webber è un'enigma: soffre ancora il ko dell'anno scorso o ha avuto problemi tecnici? Indecifrabile. Alonso lo ha negato, ma la partenza ha compromesso la corsa. Non che sia scattato male, ma stretto da Button e Petrov, sale sul cordolo facendosi risucchiare nel gruppo. Rimonta alla grande e sul finire sfrutta un errore di Webber per entrare, montare le dure e saltargli davanti. Chiude dietro la sua bestia nera: Petrov. Come ad Abu Dhabi, in Ferrari toccano ferro, è l'alfiere della Lotus dalla livrea nera a lasciarlo giù dal podio. È la prima volta che un russo arriva terzo e c'è da scommettere che non sarà l'ultima perché il colpo di genio dei tubi di scarico «al contrario» funziona sul serio. Anche il secondo posto della McLaren è festa pura. Nei test di Barcellona era indietro, ma ha avuto l'umiltà di rinunciare agli scarichi «estremi» per una soluzione più classica e semplice (mai provata in galleria del vento) ed è stata premiata. E il divario finale di 22" dal leader è menzognero, per un terzo di corsa il fondo scocca danneggiato sulla vettura di Hamilton strisciava sull'asfalto rendendo impossibile qualsiasi attacco. A far la differenza è stata anche la strategia: i primi tre hanno scelto a ragione due pit stop, le Rosse e Webber tre e sono state penalizzate. Un errore pesante per la Ferrari: pur avendo percorso moltissimi km con le Pirelli si è fatta cogliere di sorpresa dalla loro resa, bene le morbide, benino le dure che tenevano sulle 15 tornate come si è visto nello stint centrale tutta sofferenza di Webber. Chi esce ridimensionata è la Mercedes, Schumacher ritirato dopo una toccata di Alguersari e Rosberg per lo speronamento da parte di Barrichello lanciato in un sorpasso impossibile. Eccezionale il debutto del messicano Perez a punti con una sola sosta ma escluso (come già detto); la palma del miglior esordiente va a Di Resta. Trulli invece festeggia 15 anni in F1 con il tredicesimo posto. Promosse le Pirelli che vivacizzano lo spettacolo, rimandata l'ala mobile: sul circuito cittadino è stata poco utile all'inizio e un vantaggio verso la fine, ma va valutata su una pista vera. E dunque compiti a casa per la Ferrari che deve capire come impiegare al meglio i pneumatici, come avanzare in qualifica (conta molto) e deve anche realizzare che ci sono altre avversarie oltre la Red Bull. Ripartirà da un dato consolatorio: l'andatura in gara è simile alle prime della classe. Esame di riparazione tra quindici giorni in Malesia.

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