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Reja: il tifo gli è ostile ma Lotito lo ama

Edy Reja della Lazio

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Può una partita sbagliata mettere in discussione un anno di lavoro? Sì, se questa partita è il derby e, nei 14 mesi di permanenza a Roma, lo si è perso quattro volte su quattro. Il destino di Edy Reja alla Lazio, che appariva blindato fino a qualche settimana fa, è tornato in bilico dopo il 2-0 rimediato dalla Roma che ha anche significato l'addio al quarto posto in classifica. Allo stato attuale le possibilità del goriziano di rimanere a Roma sono del 50%. Perfettamente in parità con quelle di cambiare aria, così come in parità sono i pro e i contro che, in queste ore, sta analizzando la dirigenza biancoceleste. Dalla sua parte il tecnico ha soprattutto due aspetti. Il primo è legato ai risultati, e andrà comunque verificato alla fine della stagione. Al momento i numeri sono più che positivi. Reja ha raccolto una squadra a rischio retrocessione e, in poco più di un anno, l'ha portata ai margini della zona Champions con chance residue di centrare l'ambizioso traguardo. Al tempo stesso, l'Europa League, ovvero l'obiettivo dichiarato a inizio stagione, difficilmente sfuggirà ai biancocelesti. Altro punto a favore è la gestione dello spogliatoio. La Lazio delle lotte intestine, delle spaccature, dei clan, ha lasciato il posto a un gruppo granitico, in cui difficilmente gli esclusi, compresi nomi altisonanti, fanno polemiche. Reja si è guadagnato il rispetto dei giocatori con scelte importanti. Anche «anti-societarie», come la battaglia per il reintegro di Ledesma. E la capacità «gestionale» è un fattore molto caro a Lotito, abituato ad altri tecnici che in passato si erano fatti sfuggire di mano lo spogliatoio. A giocare contro il tecnico due elementi. Il primo è la mancanza di gioco, difficilmente digeribile da un ambiente abituato a un «maestro» di calcio come Delio Rossi. Fino a un certo punto la tifoseria ha mandato giù la pillola grazie ai risultati. Con l'uscita dalla zona Champions, tutti i nodi sono venuti al pettine. Dalla «mortificazione» dei talenti, vedi Zarate costretto in un ruolo non suo, all'incapacità di leggere le partite, vedi le sostituzioni, con la squadra in svantaggio, di Hernanes e, ancora, Zarate. A pesare di più è però l'elemento derby. «Può allenare la Lazio chi in carriera non ha mai battuto la Roma?»: questa la domanda che spopola in radio e blog. Solo un grande risultato come l'accesso alla Champions potrebbe, forse, far dimenticare ai tifosi quattro derby persi. Reja sogna di farcela ma la strada è in salita. Il calendario fa tremare i polsi, l'umore sotto i tacchi. A maggio, quando la situazione sarà ormai definita, società e allenatore si incontreranno e il tecnico deciderà se sottoscrivere la proposta di Lotito. Bisognerà vedere che competizione europea ci sarà da affrontare e che tipo di squadra vorrà allestire il presidente. Ancora più di questo, però, potrebbe contare il rapporto con la piazza. Reja ha già dimostrato di non aver nessun problema ad andarsene da vincitore, basti pensare all'addio al Brescia appena promosso. Non vuole sentirsi «sopportato». Al momento, per buona parte della piazza, è così.

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