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Il «ragno» è tornato leader

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Unandamento altalenante, come quello della squadra, il fatto di essere stato scelto su insistenza di Bonicolli erano colpe sufficienti per pensare di mandare in naftalina un campione, di quelli con la C maiuscola, che nella Capitale era arrivato portandosi appresso anche una delicata situazione familiare, di quelle che possono provare qualunque uomo. Poi a saltare è stata la testa del suo mentore Boniciolli e lui è rimasto nel congelatore, non scendendo però dal banco degli imputati. Ha abbassato la testa e s'è messo a lavorare duro, trovando un tecnico, Filipovski, che, come il predecessore, ha parlato prima all'uomo e poi al giocatore. Smith, il ragno, ha poi fatto la sua parte, abbassando la testa e lavorando sempre più duro. E la vecchia classe è riemersa. Decisivo contro Brindisi ed Avellino, stellare per 20' contro Treviso e poi la zampata, anzi il pizzico del ragno con Milano. Leadership, classe, difesa, fantasia. Un campionario di giocate che hanno fatto sussultare anche gli scettici e chi avrebbe voluto volentieri farne a meno. Per fortuna pochi e capaci, con una coerenza che fa sorridere, di applaudire le giocate del ragno. Fabrizio Fabbri

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