
Sputi tra Rosi e Lavezzi Il romanista: è colpa sua

Lacolonna sonora, al ritorno come all'andata, è «O' surdato 'nnammurato». Il copione si ripete: stesso risultato, stessa canzone, stesse facce e stesse conseguenze. Il Napoli dritto in paradiso, la Roma in piena crisi. L'Olimpico mugugna, fischia e rispolvera il campionario di cori da tempi cupi. Rosella Sensi non rilascia dichiarazioni, passa negli spogliatoi, parla con Pradè, Montali e Conti e fila a casa scura in volto. Oggi la presidente potrebbe passare a Trigoria, avere un colloquio con la squadra e ordinare un ritiro anticipato. Totti, con l'espressione dei giorni peggiori, non batte ciglio e non apre bocca. Perrotta, invece, lancia il sasso («non abbiamo entusiasmo»), Ranieri lo raccoglie e lo lancia ancora più forte: «Simone ha ragione, non siamo più quelli dell'anno scorso. Ho visto il Napoli correre e aiutarsi l'uno con l'altro, a noi invece manca lo stimolo giusto. Io posso solo spronare i miei giocatori, ho anche io le mie colpe ma non posso fare di più. Non tiriamo fuori il salvagente delle vicende societarie, siamo tutti stipendiati e dobbiamo andare ad allenarci con entusiasmo. Parlare di scudetto mi sembra una parola grossa, adesso la Roma deve cambiare registro e obiettivo. Posso solo assicurare che non molleremo fino alle fine e ci rimboccheremo le maniche. Non siamo gli stessi della scorsa stagione, ora è arrivato il momento di guardarci in faccia e capire il perché non corriamo più come un anno fa». Chiusura su Totti: «Aveva solo dieci minuti nelle gambe perché veniva da un'influenza». Adesso, però, la vera malata si chiama Roma.
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