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È l'Italia di Razzoli

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Questigli ambiziosi obiettivi della spedizione italiana ai Mondiali di sci alpino, al via questa mattina nella località tedesca di Garmisch-Partenkirchen. Non sarà semplice, perché nella prima parte di stagione gli azzurri hanno deluso. Le uniche gioie sono arrivate dai secondi posti dei giovani Dominik Paris e Federica Brignone, rispettivamente nella discesa di Chamonix e nel gigante di Zwiesel. Poi cinque apparizioni sul gradino più basso del podio e tante delusioni, condite anche da un po' di sfortuna, come testimoniano i ben otto quarti posti raccolti in Coppa. Forse la preparazione degli è stata finalizzata al Mondiale? L'Italia lo spera. E vorrebbe verificarlo già nel supergigante femminile che apre la kermesse di Garmisch. Più probabilmente, però, bisognerà attendere ancora: da quando si è ritirata Isolde Kostner, la nazionale azzurra non ha più avuto atlete di vertice nelle gare veloci. E allora stamattina bisognerà sperare in un exploit di Elena Fanchini, Daniela Merighetti, Johanna Schnarf o della campionessa mondiale juniores Elena Curtoni, sulla scia di quanto avvenne nel supergigante olimpico di Salt Lake 2002, quando trionfò a sorpresa Daniela Ceccarelli. Qualche possibilità in più l'avranno invece domani gli uomini: soprattutto Christof Innerhofer, terzo a dicembre nella discesa di Bormio, ma anche Fill, Heel e lo stesso Paris. Come sempre, però, le maggiori speranze di medaglia sono riposte nelle prove tecniche. Tra le donne l'Italia punta su Manuela Moelgg, sul podio quest'anno nel gigante di Soelden e nello slalom di Zagabria, e sulla 20enne Federica Brignone, definitivamente esplosa domenica scorsa nel gigante di Zwiesel. Tra gli uomini, invece, sembra non finire mai la crisi dei gigantisti Max Blardone e Davide Simoncelli. E allora bisognerà aggrapparsi alla squadra di slalom, gara che chiuderà il programma iridato domenica 20 febbraio: l'Italia schiererà Manfred Moelgg, Cristian Deville, Stefano Gross e soprattutto il campione olimpico Giuliano Razzoli, che a Vancouver salvò la spedizione azzurra. A Garmisch, però, bisogna fare meglio.

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