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Intrigo giallorosso

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Il fondo Aabar smentisce l'interesse per l'acquisto della Roma

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Nelle acque sempre più torbide che girano attorno alla Roma restano a galla solo gli americani e Giampaolo Angelucci. Tutto il resto è un caos nauseante. Oggi si dovrebbe iniziare a capire quacosa in più sul destino del club giallorosso: a Roma è programmato un vertice tra Piergiorgio Peluso di Unicredit e i componenti del cda di Roma 2000 Attilio Zimatore, Rosella Sensi e Antonio Muto, collegati in conference call con Alessandro Daffina di Rothschild. L'incontro servirà ad analizzare e comparare le cinque offerte vincolanti ricevute per il club. Non verrà decretato il «vincitore» della gara, ma probabilmente si deciderà di chiedere ulteriori approfondimenti ad alcuni dei potenziali acquirenti prima di avviare la fase conclusiva della vendita. Insomma, i tempi si allungano anche se è possibile che alcune offerte vengano subito scartate. Detto che le proposte del gruppo francese non meglio identificato e dell'altrettanto misterioso fondo di capitali misti Usa-Mediorente non hanno convinto sin dall'inizio, i sospetti emersi sul conto degli arabi, ieri mattina si sono rivelati fondatissimi: dietro l'offerta presentata dalla società lussemburghese Claraz Sa non c'è il fondo Aabar di Abu Dhabi. La smentita di una notizia rilanciata da tutti gli organi di informazione italiani e confermata lunedì da più fonti, arriva direttamente dall'amministratore delegato Mohamed Al-Husseiny che in un comunicato ha definito «infondate» le indiscrezioni sul coinvolgimento di Aabar nell'operazione. Il fondo di Abu Dhabi, «non ha presentato - si legge nella nota - un'offerta per l'acquisto dell'As Roma e non intende farlo in futuro». E allora chi si nasconde dietro Claraz? Scavando si scopre un gioco di scatole cinesi. Fino allo scorso 22 settembre la misteriosa società di diritto si chiamava Lomeny Strategies Sa, un veicolo riconducibile a Sidney Bouvier, che è presidente di Claraz e ricopre anche l'incarico di vice direttore della banca privata Edmond de Rothschild Europe. Un istituto che non ha nulla a che fare con l'advisor coinvolto nella vendita della Roma. L'offerta è scritta in cinquanta pagine ma secondo le prime analisi sarebbe «irricevibile»: oggi verranno comunque chiesti dei chiarimenti. Caduta l'opzione araba, gli altri due pretendenti più accreditati dovranno pazientare: la cordata di Thomas DiBenedetto e l'imprenditore Giampaolo Angelucci. Gli americani ci sono ancora, attendono in silenzio l'esito della gara e preferiscono seguire a distanza il caos che si è scatenato attorno all'operazione. Non intendono partecipare ad aste, forti dell'accordo raggiunto a New York su prezzo e spartizione delle quote della nuova società con Unicredit. Anche Angelucci va avanti, pur sapendo di avere la «piazza» contro: ieri sera è stato contestato duramente dai tifosi durante Roma-Brescia. Intanto il sindaco Alemanno ha allontanato le voci sulla possibile fuga degli americani, «tenderei a escludere questo rischio», e le possibile ingerenze politiche: «So cosa pensa la maggioranza dei tifosi. La scelta spetta a Unicredit, sarei un pazzo se entrassi nel merito di una questione del genere». Continua l'altalena in Borsa: ieri il titolo ha perso il 2,24%.

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