Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il pianto mondiale degli eroi di Spagna

default_image

  • a
  • a
  • a

PaoloDani Quel naso triste come una salita, quegli occhi allegri da italiano in gita. Paolo Conte lo scrisse di Bartali, e sarebbe stato perfetto anche per Enzo Bearzot. «Un italiano semplice, forte, schietto e popolare, amato da tutti, un grande italiano del '900», è il tributo del suo uomo Mundial, Paolo Rossi. Senza il «Vecio», non ci sarebbe mai stato Pablito. «Per me è stato un padre, ma per tutti è un grande italiano del '900. Nel calcio, il più grande», ricorda l'ex azzurro. Rossi trattiene a stento l'emozione. «Davvero, non ci riesco», dice, interrompendo con un singhiozzo il flusso di ricordi e dolore. «È stato il più grande di tutti - riprende - perché aveva dei valori umani fortissimi. I suoi legami non si sono mai spezzati, con tutti i suoi ragazzi. La nostra, è stata una storia straordinaria. Vorrei dire di un altro calcio, quando c'era passione ed amore». Lo rimpiangono tutti gli «eroi» del 1982. «Sento un dolore profondo - dice un commosso Dino Zoff - per la perdita di un personaggio straordinario, un uomo giusto. I risultati sono secondari». Il portiere dell'Italia Mundial del 1982 chiude con amarezza: «Che abbia insegnato qualcosa in questo mondo ne dubito». Fluvio Collovati lo ricorda come «un maestro di vita, un padre, uno con cui riuscivo a parlare friulano e ci capivamo alla perfezione. Penso sia stato per certi versi anche sottovalutato, noi abbiamo avuto la fortuna di apprezzare le sue dote morali, intellettuali e tecniche». Secondo Ciccio Graziani «Bearzot ci ha lasciato fisicamente oggi e, come tutti gli amici che se ne vanno, è un dispiacere. Ma per quello che ha fatto non morirà mai, ha fatto la storia del calcio italiano e rimarrà sempre nei ricordi e nei cuori di tutti. Riusciva - ricorda l'ex romanista - ad instaurare un rapporto incredibile con i suoi giocatori, anche con scelte contestate». Per Alessandro Altobelli, un altro dei fedelissimi di Bearzot, ieri è stata «una delle più brutte giornate della mia vita e per tutto il calcio italiano, per chi amava il calcio quello vero. Enzo è stato il più grande allenatore della storia calcio italiano, amato da tutti non solo per i risultati ma per il suo comportamento di uomo straordinario. ricordi? Nella finale dei mondiali a Madrid dopo l'infortunio di Ciccio Graziani mi guardò e mi disse semplicemente "Spillo tocca a te"». Il destino opposto di Giancarlo Antognoni. «Quando dovetti saltare la finale del mondiale per infortunio - racconta l'ex capitano della Fiorentina - ricordo che Enzo era quasi più dispiaciuto di me». Le emozioni si rincorrono nei pensieri di Antonio Cabrini. «Ricordo la faccia, oscurata dal vento e dalla delusione quando ho sbagliato il calcio di rigore che poteva portarci subito in vantaggio con la Germania. Ma subito la delusione in lui lasciò il posto all'ottimismo: "È inutile che continui a pensarci" mi ha detto. . Era un po Don Chischiotte nell'82, unico di fronte a tutti nei giorni delle polemiche. È nata così l'immagine di un uomo che per i suoi ragazzi dava tutto».

Dai blog