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La Lazio ci crede

Chievo-Lazio, Zarate e Floccari esultano dopo il gol dell'argentino

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Mourinho lo chiamava il rumore del nemico. Le parole di Mauro nel dopogara di Lazio-Cagliari («questa squadra è più fortunata che bella») oppure quelle di Zamparini ieri («finora hanno avuto un gran c... Siamo più forti e domenica li battiamo al 100%) vogliono dire solo una cosa: che la Lazio, dopo otto giornate vissute da dominatrice, incomincia davvero a far paura. I numeri sono inequivocabili. Diciannove punti in 8 partite, più di quelli collezionati dalle Lazio scudettate di Eriksson e Maestrelli (in quel caso furono 5 vittorie e tre pareggi: con i tre punti, 18). Dodici gol fatti con sette marcatori diversi, appena sei subiti, di cui uno solo nelle ultime quattro gare. Un primato all'ottava giornata che dalla stagione 2003/04 in poi ha significato scudetto. Infine, il parere degli scommettitori, che ora quotano lo scudetto dell'aquila a 18. Fino a qualche domenica fa era oltre i 100. Finora tutti hanno raccontato l'ascesa della Lazio con Edy Reja. Quel miracolo partito nell'inverno scorso che ha portato la squadra dalla zona retrocessione al primo posto. Ma la convinzione di fondo era che il magic moment fosse destinato a finire presto. La vittoria col Cagliari ha in parte scalfito questa impressione. E non solo per i punti di vantaggio in classifica o i record. Attualmente la Lazio dispone di un undici titolare in grado di competere con le corazzate del campionato. Muslera sta confermando i grandi progressi visti dall'anno scorso in poi, la difesa è impenetrabile ed equilibrata. Dias ci mette la classe, Biava la concretezza, Radu è un terzino più abbottonato, Lichtsteiner spinge tantissimo. Centrocampo e attacco hanno una caratura tecnica impressionante, (Hernanes e Ledesma sono davvero inferiori a Sneijder e Cambiasso?) ma a colpire è soprattutto la possibilità di scelta che ha Reja: domenica ha inserito a partita in corso Matuzalem e Rocchi, gente che sarebbe titolare nel 90% delle squadre di A. Da questo punto di vista, poter schierare domani col Portogruaro un undici completamente diverso da quello di domenica è emblematico. Il tecnico sta dimostrando di avere l'esperienza giusta per gestire una rosa così ampia, una piazza sempre in ebollizione e i contraccolpi psicologici dei passi falsi che arriveranno. La società sta facendo di tutto per riavvicinare il pubblico. Domenica il primo coro anti-Lotito si è sentito tra primo e secondo tempo, e c'è stato anche qualche fischio indirizzato ai contestatori. La squadra continua a parlare di salvezza, ma è stato lo stesso Reja a gettare parzialmente il velo: «Se le grandi continuano a tardare...», ha ammesso il tecnico. Come a dire: la parola scudetto non è più un tabù. Bisogna aspettare le prossime 4-5 partite, dicono tutti, quando la Lazio si misurerà con Napoli, Palermo e soprattutto nell'attesissimo derby. Solo allora fino a dove possono osare le aquile. Ma le indiscrezioni raccontano di tanti giocatori biancocelesti che, domenica sera, hanno esultato al vantaggio della Samp sull'Inter. Se ci credono anche loro, perché vietare ai tifosi di sognare?

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