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Tregua armata

Totti (S) e Ranieri (D)

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La Roma spaccata prova a rimettere insieme i suoi cocci. Il tracollo di Monaco ha sancito la crisi giallorossa e creato una spaccatura tra l'allenatore e il capitano. I panni sporchi vanno lavati in famiglia e allora, dopo la polemica in pubblico di mercoledì sera, ieri Ranieri e Totti si sono chiusi dentro una stanza di Trigoria per un confronto. Al tecnico non è piaciuto sentirsi dare del «catenacciaro» da Totti, deluso per la seconda sostituzione in quattro giorni e la terza sconfitta in quattro partite. A mente fredda il capitano ha provato a smorzare i toni, ma al tempo stesso ha ribadito che dietro la sua battuta polemica sul «catenaccio» c'è del vero: gran parte della squadra non ha condiviso la rinuncia totale al gioco nella partita con il Bayern. Ranieri ha ascoltato, capito, ma pure replicato: «In questo momento possiamo giocare soltanto così». Ma il bubbone ormai è scoppiato e le scintille di questi ultimi due giorni sono soltanto la punta di un iceberg cresciuto in questi mesi e nascosto dagli straordinari risultati raggiunti lo scorso anno. La squadra non sembra più compatta al fianco di Ranieri. Gli scontenti crescono di giorno in giorno. Ai brasiliani accantonati si è aggiunto Mexes, Menez si aspettava di giocare sul campo del Bayern, Simplicio chiede invano una chance da quando è arrivato ma continuano a giocare soltanto Pizarro e De Rossi, entrambi lontani da una condizione accettabile. Il malumore di Totti è indice di un gruppo che non ha più la totale fiducia nell'allenatore. Recepita al meglio la cura intensiva della scorsa stagione, ora l'effetto Ranieri sembra svanito. Con nuovi problemi che si sono aggiunti a quelli atavici. Evidente le difficoltà di tenuta nelle prime quattro uscite ufficiali. Gli stessi giocatori sono scettici sui metodi imposti da Ranieri: zero «fondo» e tanto pallone. L'anno scorso il tecnico ha lavorato su una base costruita da Spalletti, adesso le responsabilità sulla preparazione sono sue. Preoccupa allo stesso modo la confusione tattica. In ritiro si è insistito sul tridente, poi è riapparso il rombo, quindi il 4-4-2 senza esterni di centrocampo. Il catenaccio, appunto. Attorno a Ranieri si è creato un clima pericoloso. Mentre gran parte dei tifosi si schierano al fianco di Totti, il «chiacchiericcio» tipico di Roma ha già partorito il nome del possibile successore: il brasiliano Leonardo, scaricato da Berlusconi e attualmente a spasso dopo aver rifiutato il Bologna. Ma al momento un cambio in panchina viene categoricamente escluso.   Ieri Rosella Sensi ha tranquillizzato Ranieri, nonostante il rinnovo di contratto non sia ancora arrivato. Con la società in vendita, la squadra ha bisogno di certezze e per adesso si va avanti così. Col placet di Unicredit: un esonero potrebbe intralciare il processo di stabilizzazione e valorizzazione della Roma in attesa del compratore. La Sensi ha suggerito ai giocatori di evitare dichiarazioni fino a domenica: un consiglio più che un vero e proprio silenzio stampa. La situazione può cambiare in caso di un risultato negativo con il Bologna. «Non sono felice, ma fiduciosa - le parole della presidentessa all'aeroporto di Monaco - ma forse voi vedete le cose con più realismo di me, che sono condizionata dall'emozione». Per Ranieri è il momento più difficile da quando è arrivato a Roma. Ora proverà ad affidarsi ai suoi uomini di fiducia nella squadra, dai faticatori Perrotta e Cassetti al suo «pallino» Burdisso. «Il bello dello sport è questo - ha detto prima di ripartire per la Capitale - si ricomincia subito. Ho passato tante volte momenti così in carriera, ma abbiamo subito l'occasione di rimetterci in carreggiata». Sulle accuse di Totti ha preferito non commentare e rimandare il discorso a quattr'occhi con il giocatore. La tregua è arrivata, ora serve una vittoria.

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