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Totò chiama Totti

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Antonio Cassano

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FIRENZE - Quattro anni e mezzo al fianco di Totti non si dimenticano. Neanche quando diventi il leader della Nazionale. Cassano, l'uomo del momento, si racconta tra pentimenti, desideri e sogni e nei suoi pensieri rispunta il capitano della Roma. «Alcuni giorni fa - racconta il talento barese - parlavo con il mio procuratore Bozzo e gli dicevo: quanto mi sono divertito a giocare con Totti. Mi piacerebbe tornare a farlo. Ma alla Roma non posso, quindi vorrei riuscirci in Nazionale, anche per una partita sola, magari di beneficenza. Ma ora non mettete in croce Prandelli, è solo un mio pensiero: sarebbe il mio sogno giocare di nuovo con Francesco prima che smetto». Un sogno al momento irrealizzabile: Totti si era messo a disposizione di Lippi per il Mondiale e la mancata convocazione lo ha convinto che la scelta fatta dopo il trionfo di Berlino nel 2006 era la più giusta. Lo stesso Prandelli ha escluso il clamoroso ritorno del romanista, ma Cassano continua a sperare. «Se Totti dovesse tornare in nazionale gli dico: "tieni, questo è il 10". E corro anche per lui, tanto mi fa vincere le partite. Alla Roma mi ha fatto fare tanti gol, tutti lui, 21 in una stagione. Non mi è mai successo». Dal legame con il capitano del presente giallorosso a quello del futuro. «De Rossi - dice Cassano - è il vero leader di questa Italia, ha qualità e personalità. Ad agosto mi ha dato la maglia numero 10, ma per i numeri contano poco. Potete darmi anche il 22: il matto...». Ora lo è un po' meno, ma il passato non si dimentica. «Finora il mio rapporto con la nazionale è stato un disastro. Esco ed entro e la maggior parte delle colpe sono le mie, mi devo prendere le responsabilità di tutti gli errori che ho fatto in passato. Ora mi riprendo il tempo perso. Lippi? Non guardo al passato, ma al presente: non voglio fare polemiche. Con Prandelli il rapporto è fantastico, mi ha dato importanza come persona e lo ringrazierò sempre. Quando ero a Roma ho sbagliato io nei suoi confronti. Ma mi ha visto cambiato ed è stato molto contento. I miei errori più grandi li ho commessi all'epoca di Capello. Disastri inenarrabili. Poi ho capito che devo ragionare anche con la testa dei compagni, dell'allenatore, della gente che mi circonda, altrimenti torno a casa mia a fare il salumiere... L'unico in campo in grado di risolvere le partite, ma al mondo di Maradona ne esiste solo uno. Prima pensavo di essere Maradona ma non lo sono. Mia moglie Carolina mi ha cambiato la vita. Adesso sono sempre sereno, rido e scherzo ma non esagero. Se però capiterà non gettatemi la croce addosso, sono quattro anni che non faccio una ca....». Poi un passaggio su Balotelli: «Lasciatelo in pace che a 20 anni gli errori li facevate anche voi. Sennò per 15 anni vive le pene dell'Inferno. Io la chioccia di Mario? La vedo dura, visto il tipo che sono...». Un tipo a cui Prandelli ha affidato le speranze dell'Italia. «Prendermi le responsabilità sì - chiarisce Cassano - ma la nazionale sulle spalle no. Tutti devono prendersela per fare qualcosa di importante nel corso dei due anni». In Estonia è stato solo un primo assaggio, domani sotto con le Far Oer.

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