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Ferrari al bivio

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Oggi la Ferrari saprà se le sue residue speranze di raddrizzare il Mondiale resteranno intatte almeno fino a domenica o se non le convenga, come ha già preannunciato Domenicali, cominciare a spostare l'impiego delle risorse dallo sviluppo della sfortunata F10 a quello della macchina per il 2011. A Parigi è infatti in programma la riunione del Consiglio Mondiale della Fia che dovrà decidere se i 100.000 dollari di multa comminati alla Ferrari dai commissari del Gp di Germania siano una pena sufficiente o se invece gli «ordini di scuderia» emanati durante la corsa non meritino ulteriori sanzioni, magari la cancellazione dei punti conquistati sia dai piloti sia dalla squadra. Ricorderete i fatti. Le due F10 erano in testa, primo Massa e secondo Alonso. Massa era più lento del compagno ma non lo lasciava passare mentre la Red Bull di Vettel, alle loro spalle, stava rimontando. Anziché dare ordini in codice come fanno tutti gli altri team da quando (2002) i «giochi di squadra» sono proibiti dal regolamento, gli ingegneri della Rossa dissero a Massa, per radio e in diretta tv, che Alonso era più veloce di lui e di confermare di aver capito. Dopodiché Massa, con recalcitrante ubbidienza, rallentò vistosamente in rettifilo per lasciarsi superare da Alonso e - ancora una volta in mondovisione - il suo ingegnere di pista ebbe la bella idea di scusarsi per averglielo imposto. A Parigi, insomma, non si discuterà del fatto. Che di «team orders» si sia trattato non c'è alcun dubbio. Il processo avrà dunque una connotazione fortemente mediatica, perché alla fin fine, vedrete, i «giudici» del Consiglio Mondiale (che giudici non sono, in quanto rappresentanti politici delle Federazioni nazionali) terranno conto delle dimensioni che il presunto «scandalo» ha raggiunto nei vari Paesi, in particolare nella moralistica Inghilterra. E questo è, paradossalmente, un punto di forza della Ferrari, perché da un punto di vista etico l'unica colpevole dello scandalo è la squadra, non i piloti, che si sono limitati a eseguire gli ordini e che da un punto di vista sportivo la gara la stavano dominando, dunque scambiandosi il posto non hanno danneggiato avversari. Per cui è logico che, se penalità aggiuntiva in punti ci sarà, essa riguardi il team e non i piloti, il che consentirebbe ad Alonso di conservare la speranza di annullare quel gap di 41 lunghezze dal vertice cominciando dal Gp d'Italia. Fra l'altro, per la Ferrari perdere 43 punti nella classifica Costruttori non sarebbe un semplice scappellotto ma rappresenterebbe una pena durissima, visto che le costerebbe svariati milioni di premi sportivi. Tutto il resto sarà pure vero, ma ai fini pratici è fuffa. Dal conflitto di interessi del presidente della Fia Todt, causa diretta della normativa anti-ordini di squadra e padre del manager di Massa, alla strumentalizzazione del processo in chiave di ricatto commerciale durante le trattative per il rinnovo del Patto della Concordia, si tratta solo di (sia pur fondatissima) dietrologia.

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