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Atletica La sudafricana riparte da Berlino dove un anno fa impressionò il mondo Stasera al meeting tra sospetti di operazione e ormoni per «sembrare» donna

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CasterSemenya scende oggi in gara nel meeting di Berlino, sulla stessa pista che nei campionati mondiali della scorsa stagione ne mise in mostra, insieme con l'impressionante superiorità sulle avversarie sul rettilineo d'arrivo degli 800 metri, l'imbarazzante diversità. Da quell'apparizione, l'atleta nata nel '91 in forti disagi ambientali in un piccolo villaggio distante 400 chilometri da Johannesburg, una casa con un tetto di lamiera, un rubinetto pubblico d'acqua corrente d'uso comune, è divenuta preda di un'attenzione segnata da un rincorrersi di notizie e contro notizie in cui il pettegolezzo e la violenza informativa hanno prevalso sul riserbo. Con un'autenticità di sesso messa visibilmente in discussione, sciaguratamente mandata allo sbaraglio dalla Federazione sudafricana con un rimbalzo di bugie e di irresponsabilità, sospesa dalla Federazione Internazionale e poi riammessa al termine di una complessa indagine cui hanno messo mano medici, consulenti e avvocati (persistendo sulla sospensione, e in assenza di prove certe sulla non femminilità dell'atleta, in caso di vertenza giudiziaria la IAAF avrebbe rischiato un salasso finanziario di portate colossali), nel luglio scorso Caster ha ripreso contatto con l'agonismo a Lappeenranta, lontana cittadina finlandese. Ora torna in scena sul teatro principale. In assenza di certezze, tre sono le ipotesi alla base del suo rientro agonistico. La più remota, che l'atleta sia stata operata. La seconda, che sia stata sottoposta a cure ormonali. La terza, che sia stata dichiarata donna e comunque non sia stato possibile dichiararne la non femminilità. I dubbi, sul caso, restano inalterati. Se le prestazioni future non saranno vertiginose, la sua presenza sarà sopportata. Se continuerà a correre a ritmi di primato, morbosità a parte, correrà anche il rischio che qualche avversaria ne annunci il boicottaggio. Quello della sudafricana non è un caso isolato. Nel 2005 l'atletica internazionale visse otto casi più o meno simili. Quattro atlete smisero. Quattro furono curate, e sono tuttora in attività. A Berlino, anche sei italiani in gara: quattro donne, Cusma negli 800, Grenot sui 400, Di Martino e Lamara nell'alto, più Gibilisco nell'asta e Meucci sui 3000.

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