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Se il mercato è bloccato dagli esclusi

Il difensore argentino della Roma Nicolas Andreas Burdisso festeggiato dai compagni

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Vicinissimo, ormai, il primo appuntamento vero del calcio nazionale, dopo le parentesi carnevalesche dei primi turni del simulacro della Coppa Italia. Un appuntamento diventato, negli anni recenti, una sorta di tormentone, la novità è che, tra le eterne duellanti, una non ha vinto niente, l'altra tutto e di più. Chi sa di calcio, leggere a fianco, vi spiegherà come l'esame tecnico della sfida abbia, più o meno, un indirizzo a senso unico, segnale accentuato dalle rispettive comparsate estive. Hanno, i problemi che attualmente turbano Claudio Ranieri, radici lontane e purtroppo non nuove nella riscrittura della storia romanista, gli errori ideologici perfino più marcati rispetto a quelli di squisita competenza tecnica, la persistente goffaggine nella gestione delle situazioni più delicate, quelle che avrebbero richiesto lucide intuizioni e magari un briciolo di sano cinismo. Non avrà a disposizione, il tecnico romano, quello che da lui era stato indicato come il primo obiettivo della campagna estiva, sempre che di campagna si possa parlare per una società senza una breccola in tasca, in attesa di meno precari orizzonti. Burdisso senior, quello che conta, rimane per ora un giocatore dell'Inter, si parla perfino di un possibile esodo a Londra, sponda Chelsea. Ma il nodo della questione non è rappresentato tanto dal gap tra offerta e richiesta, quanto da una tempistica discutibile, figlia della superficialità, l'affare andava chiuso quando a Milano si erano interessati a Baptista. Un dato realmente inquietante: gli esclusi di fatto che, nelle vicende di marcato, hanno saldo in pugno il manico del coltello. Baptista schifa la Turchia e la Grecia, nessuno bussa alla porta di Trigoria cercando informazioni su Doni e Cicinho. Si parla di tre giocatori ignorati dal tecnico, ma che sulle casse sociali hanno un peso annuale complessivo di sette milioni e mezzo, euro più euro meno. E passi per il difensore, imparabile il bidone propinato dal Real Madrid, ma il discorso è diverso per un portiere che era il vice di Julio Cesar nel Brasile. Doni, responsabile in parte, ha giocato un anno con un ginocchio sconciato, l'errore più clamoroso è stato quello di averglielo consentito. Poi c'è stata la rincorsa a svilirne del tutto il valore, tra assidui declassamenti e assoluto disinteresse. Tanti soldi buttati nel water, lo scialo non è soltanto roba da ricchi. Alla faccia della gestione virtuosa.

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