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Quei fenomeni assenti ingiustificati

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LeonelMessi era l'ultimo superstite delle stelle di prima grandezza presenti in Sudafrica: fuori anche lui, dopo Rooney, dopo Cristiano Ronaldo. Sembrava, questo Mondiale, un pianeta America, soprattutto meridionale, le astronavi della vecchia Europa lo hanno invaso e raso al suolo, salva la faccia soltanto l'Uruguay, una delle meno ambiziose tra le cinque finaliste. Dopo la disfatta di fronte alla Germania, tosta, organizzata ma anche bella e spettacolare, Maradona ha affermato che il risultato non rispecchia quanto si è visto in campo. Nulla di più vero: i tedeschi hanno creato almeno dieci occasioni da rete, l'Argentina zero. Emblematica l'immagine del terzo gol, un immenso Schweinsteiger a saltare come birilli, nell'area avversaria, Pastore, Di Maria e Higuain, tre attaccanti, inermi centrocampisti e difensori, non è una considerazione che esalti le scelte tattiche di Diego, che aveva lasciato a casa Zanetti e Cambiasso. Alla gloria degli altari ha accesso soltanto Joachim Loew, tecnico giovane e senza apprezzabili retroterra. Una lezione autentica, quella che la Germania ha impartito a una delle grandi favorite del Mondiale, una lezione che da diligenti allievi avevano dovuto seguire prima gli australiani, e passi, ma anche l'ambiziosa Inghilterra. Alla Serbia, genio e sregolatezza, resterà l'orgoglio si averla battuta, questa splendida Germania, ma dopo avere pesantemente subìto in superiorità numerica, al Ghana l'onore delle armi. Peccato debba saltare la semifinale Mueller, il ragazzino pescato da Van Gaal nella seconda squadra del Bayern e coraggiosamente lanciato in orbita. Forse minimamente fiscale, ma ineccepibile per regolamento, il giallo esibito da un'altra giovane rivelazione, l'uzbeko Irmatov, arbitro esemplare. Non così il guatemalteco Batres, autentica sciagura. Tra Spagna e Paraguay, altalena di emozioni, due rigori nel giro di un minuto, entrambi parati, quello spagnolo ripetuto dopo il gol di Alonso, poi nella stessa azione colossale fallo su Fabregas ignorato. Ci vuole, alla fine, un gran numero di Iniesta, assist, palo, poi il solito Villa, ora solitario tiratore scelto.

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