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Azzurri dentro o fuori

Mondiali, il ct della Nazionale italiana Marcello Lippi

Con la Slovacchia è tridente

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Ultima chiamata per l'Italia al Mondiale sudafricano: serve la svolta. Serve ritrovare quell'autostima che aveva portato gli azzurri sul tetto del mondo quattro anni addietro. Quel cambio di passo che allora come in passato ci aveva messo una spanna sopra gli altri: tutti. Successe anche in Germania con l'Italia già pronta a far le valigie prima di quella discesa prodigiosa di Grosso sulla fascia sinistra contro l'Australia a Kaiserslautern. Quel rigore forse generoso che aveva rimesso in moto il cuore azzurro degli italiani. Anche lì era mancato un po' di coraggio, c'era chi rispondeva ai telefonini, chi guardava altrove, chi fingeva di allacciarsi le scarpe. Poi lo sguardo di Lippi incrociò quello di Totti e fu un attimo: «Lo batto io». Probabilmente il minuto più lungo non solo della carriera di Totti, ma di tutta l'Italia del calcio. Quindi l'esplosione azzurra dopo il capolavoro balistico del romanista che fece da abbrivio alla discesa verso la notte indimenticabile di Berlino. Ma soprattutto, da lì ricomparve tutta insieme la stima e la fiducia nella nazionale che non a caso quattordici giorni dopo ci regalò il quarto titolo mondiale della nostra storia. Così, oggi come allora, Lippi non sembra perdere il suo ottimismo e crede ancora sul suo gruppo. «Non vogliamo che sia l'ultima partita. Non deve essere l'ultima. Vogliamo vincere, perché vogliamo giocare ancora in questo torneo». C'è tutta la «voglia» di un tecnico che di situazioni simili ne ha già vissute e che sa meglio di chiunque altro come ci si sente a stare con la testa sul ceppo in attesa del colpo di scure. Prova a dare un senso all'incolore cammino della sua nazionale, di un'Italia tornata ad essere italietta come nell'interregno donadoniano. «Ci rendiamo conto - dice da Centurion - che finora non abbiamo fatto benissimo, vogliamo migliorare». Anche perché far peggio di quanto fatto vedere finora sembra difficile. C'è voglia di riscatto, l'Italia intera chiede a questo gruppo di poter continuare a sognare, di restare aggrappata a un mondiale nel quale può dire ancora qualcosa. Ma per farlo servono cambiamenti, proprio quelli che hanno messo Lippi sul patibolo qualche giorno fa: da molti associati a segnali di confusione... probabile. Tutte cose che però stavolta devono restar fuori, così come le polemiche aizzate ad hoc dai soliti noti. Lippi fa blocco attorno al suo gruppo. «La squadra deve rispondere a ciò che diciamo tra di noi, non deve rispondere alle critiche. Certo, deve tener conto anche delle valutazioni esterne. Ma deve lavorare in base a quello che diciamo noi. Quello che stiamo cercando può arrivare da un momento all'altro». Ma il tempo stringe e quello degli errori e delle scelte ponderate è terminato. Ora non si può più sbagliare e stavolta il cittì, dovrà fare di testa sua davvero e magari andare oltre quello che ha mostrato finora, anche infrangendo qualcuna delle sue ferree regole scaramantiche. E non sarà un caso se nelle scelte che verranno prese quest'oggi, molto probabilmente ci sarà un bel pezzo dell'Italia di Berlino: Gattuso compreso (con Pirlo in panchina). Un segnale, per dire al mondo che l'Italia è ancora viva... speriamo!

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