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Anche le altre grandi d'Europa hanno steccato

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Sogni di gloria? Non se ne parla, restano speranze di mediocre sopravvivenza, l'Italia non si sottrae al difficile momento dell'Europa. In questo Mondiale, non andare oltre il pari con i dilettanti della Nuova Zelanda è da allarme rosso. Obbligatorio adesso battere la Slovacchia, ieri presa a schiaffi dal Paraguay, ma il secondo posto nel girone propone scomodi incroci per gli ottavi di finale. Inevitabile pensare che i campioni di Berlino abbiano già sottoscritto la lettera di dimissioni: lo indicano i goffi balbettamenti nella costruzione del gioco, ma anche gli atteggiamenti mentali, per non parlare delle scelte di Lippi, quelle iniziali e quelle in corso d'opera. Certo che il calcio azzurro è bravo nell'individuare talenti sconosciuti: era accaduto nel '66 in Inghilterra, è accaduto di nuovo in Sudafrica, quando abbiamo proposto all'attenzione del mondo la Corea del Nord allora e la Nuova Zelanda adesso, non a caso le ultime due della classifica tra le squadre presenti al Mondiale. Gli esperti stanno studiando i numeri, per verificare se si possa guadagnare la qualificazione perfino con il terzo pareggio in tre partite, non rimane traccia del comune senso del pudore. Non si può infatti paragonare questa fase di avvio con quella del Mundial di Spagna, dove gli ostacoli si chiamavano comunque Polonia, Perù e Camerun, il sorteggio dei gironi di qualificazione aveva prodotto stavolta larga, e condivisibile, euforia, nessuno avrebbe potuto ipotizzare così vistosi stenti per approdare agli ottavi, traguardo non ancora centrato. Lippi continua, tenace, a difendere le proprie convinzioni, nega che sia rimasto a casa qualcuno in grado di offrire apporto decisivo, beato lui che non si pone dubbi. Ci deve essere qualcosa da rivedere nei nostri schemi tattici, non ha senso mandare sull'esterno centrocampisti con altre propensioni, difficile spiegare come la sola punta centrale non riesca mai a entrare in partita, si chiami Gilardino oppure Pazzini. Le poche note confortanti dai soliti noti, De Rossi e Zambrotta, soprattutto da Montolivo, degno di conferma anche dopo il ritorno di Pirlo, sempre che si giochi ancora. Era andato bene anche Pepe, misteriosamente sostituito dopo l'intervallo da Camoranesi, che ha indovinato il primo pallone dopo quaranta minuti, francamente riesce difficile accreditare il cittì di lucida visione. Certo, anche altri nomi illustri della vecchia Europa incontrano problemi, ma soltanto la Francia è riuscita a fare peggio di noi, la Spagna ha larghi margini di recupero, la Germania ha perso una partita dominata invano in inferiorità numerica, allo stesso Capello manca una vittoria per una promozione da primatista. Considerato però il livello delle avversarie, il nostro bilancio è sicuramente quello più malinconico, Cassano ha una porzione di miele in più da aggiungere alla sua luna romantica con Carolina. Dimentica, il Brasile, gli impacci dell'esordio, stravince contro una Costa d'Avorio a lungo capace di tenere bene il campo, ma i sudamericani si confermano solidi e perfino cinici, in attesa che Kakà esca dal letargo ci pensa Luis Fabiano a risolvere, anche se lo splendido secondo gol è viziato da fallo di mano. Per Dunga le apprensioni sono di ordine familiare: la figlia stilista l'obbliga a indossare gli abiti da incubo da lei disegnati.

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