Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

L'ultimo Ringhio

Rino Gattuso

  • a
  • a
  • a

CENTURION - L'inconsueta telecronista bionda messicana si atteggia a Gwyneth Paltrow, e quando piazza la domanda in spagnolo a Rino Gattuso sembra scusarsi: «Preferisce l'inglese? Magari il francese?». «Dal calabrese in su, io a Lei rispondo in qualsiasi lingua», replica compiaciuto il poliglotta centrocampista azzurro: e giù risate in sala stampa. Quarantacinque minuti di show, dura lo sbarco mediatico di Ringhio al Mondiale sudafricano, un tempo di una partita, a pensarci bene. Proprio come quello che potrebbe giocare lunedì sera a Città del Capo contro il Paraguay, dopo essere stato considerato un ex calciatore ed essere riemerso grazie alla sua determinazione feroce. Si ride, eppure Gattuso regala scelte e frasi forti. La prima è netta: «Dopo il Mondiale smetto con l'azzurro, la decisione è presa. Ho 33 anni, gioco in un ruolo particolare, per il futuro è giusto dare spazio a chi avrà più benzina». Eppure per questo Mondiale sente di avere ancora, se non il pieno, molto più di mezzo serbatoio. «Mi sono rovinato con le mie mani facendo l'anno scorso la Confederations con mezza gamba. Ora però sto bene, la voglia c'è: senza entusiasmo io sono un giocatore di terza categoria. Io per i soldi che ho guadagnato posso smettere di giocare anche domani». Eppure un sogno ce l'ha e lo confessa: «Sì, smetto con l'azzurro. Ma spero un giorno di fare un Mondiale da ct». Non ha capito se scenderà in campo contro il Paraguay, ma è sicuro che Lippi abbia già in testa la formazione nonostante le tante soluzioni provate sinora. «Sappiamo che contro di loro ci giochiamo tanto, sono una squadra tosta e latinoamericana». Una ricetta per un bis azzurro ce l'ha: è la solita, il gruppo. «Noi in vetrina dobbiamo mettere la compattezza. Cassano, Totti, Balotelli? A parte che già paragonare Balotelli a Totti, quante pagnotte deve mangiare l'interista. Sono dunque situazioni diverse. Detto questo, sapete come Lippi punti su un gruppo coeso, non vuole gente che si faccia i cazzi suoi. E mi pare che qui il risultato sia ok». Fa un'altra derapata verso il linguaggio forte per definire Pirlo un «figlio di puttana dalla faccia triste che stavolta sta in pensiero sul serio». Parla di gruppo, compattezza: facile l'accostamento con l'Unità d'Italia, e le polemiche con i politici: «Penso che a fare come me e a dire sempre la verità, molti apprezzano e altri ti strumentalizzano: se dici cose sbagliate i politici e ti sparano a zero. Per me questo è il terzo Mondiale, ma il problema della strumentalizzazione c'è ogni giorno nel mondo del calcio. Molti di noi giocatori non parlano di politica, ma non capisco perchè loro invece facciano il contrario».

Dai blog