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Passione di famiglia

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Hainiziato a scrivere di ippica a sedici anni e mezzo, Valerio Giubilo, nipote di Alberto, oggi direttore tecnico del più importante ippodromo italiano di trotto, Tor di Valle, dove dal 1960 si disputa il Derby, vinto nel 1998 da Varenne. Lei è nato nel 1963, quando suo zio era già una celebrità. «Ho cominciato come "ragazzo di bottega" nella redazione di "Cavallo 2000", nel 1979. Ero compagno di scrivania di un collega ventenne, Claudio Icardi, al quale Alberto nel 1982 lasciò lo scranno di telecronista RAI dell'ippica. Due anni prima anch'io avevo iniziato a lavorare con il microfono: dal 1980 fino al 2000 sono stato, a Capannelle, oltre che il corrispondente di "Trotto Sportsman", anche la voce in tv delle agenzie ippiche e di un'emittente privata che la sera rilanciava le corse della giornata». Aveva avuto un ottimo maestro. «Zio Alberto era un perfezionista, un purista delle dizione, credo non abbia mai sbagliato un nome. Il suo attacco "Vi parliamo da Capannelle in un pomeriggio dello stupendo autunno romano" era famoso in tutte le famiglie che seguivano l'ippica». Cosa le ha insegnato? «Ogni volta che in una telecronaca non azzeccavo l'esatta pronuncia di un partente, squillava il telefono. Lui chiamava per correggermi». Siete una stirpe di giornalisti. «Mio nonno Giuseppe, oltre a lavorare in redazione, quando si trasferì a Milano gestiva un "picchetto", un punto scommesse all'ippodromo di San Siro e i suoi figli Alberto, Giorgio e Gianfranco andavano ad aiutarlo, avvicinandosi così alle corse. Giorgio (che è stato pure capo Ufficio Stampa al Coni) e poi mio padre Gianfranco divennero responsabili dei servizio sportivi de "Il Tempo". Alberto nel 1939 entrò all'EIAR, ora RAI». Dai e dai, chi lavora coi cavalli diventa proprietario di scuderia. «I colori li ottennero Alberto (giubba bianca con triplo cerchio, maniche e berretto neri) e Giorgio (giubba bianca, maniche e berretto verdi) un cui galoppatore, Liuto, fu celebre alla fine degli anni '50 per le sue vittorie a raffica, 12 o 13 di seguito». Ora ad Alberto Giubilo è dedicato un Premio particolare. «La classica corsa per puledri precoci e veloci che si affacciano all'agonismo. Quando si chiamava Criterium di Roma era un gruppo 3 ed era la prima pattern per i due anni in Italia. Poi all'inizio degli Anni Duemila il Giubilo è diventata una listed, banco di prova per i nuovi soggetti capitolini, a volte vengono sfidati - e vinti - da quelli milanesi, come l'anno scorso con Field Of Dream». A suo zio sarebbe piaciuto il Premio Giubilo? «No. Lui non amava i cavalli giovani e le corse veloci». Che avrebbe scelto? «Una distanza per femmine oltre i tre anni, "anziane". Diciamo quello che è oggi il Premio Lydia Tesio». Enr. Ton.

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