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Profondo Rosso

Stefano Domenicali

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Dal 14 marzo al 30 maggio 2010 sono passati solo 77 giorni. Eppure a Maranello sembra un'eternità. La prima data è quella della doppietta in Bahrain, nel primo Gp stagionale, che fece gridare alla rinascita dopo una delle annate più infelici nella storia Rossa. La seconda invece è quella del Gp di Turchia, ieri, con le Rosse distanti un secondo al giro dai migliori e scavalcate anche da Mercedes e Renault. Col senno di poi, si possono rintracciare già dall'esordio alcuni segnali di quello che sarebbe successo in seguito, con il 2010 che, seppur non fallimentare come il 2009, rischia di diventare un altro anno di passione per la Ferrari. Tutto ha inizio il 28 febbraio, quando nelle officine di Maranello viene presentata la F10. Il clima di incertezza si evince dalle parole del progettista Aldo Costa: «Ci siamo attenuti al regolamento, però ci aspettiamo che gli altri ne abbiano ricavato interpretazioni molto ardite. Questa monoposto, comunque, è nata per essere adattata a qualsiasi tipo di sviluppo o modifica». Nelle parole c'è ancora lo choc per il caso-diffusore che l'anno precedente aveva avvelenato il circus. Il fiato resta sospeso fino ai test di Jerez, inizio febbraio. La Ferrari domina e si può sorridere. Ma la Red Bull non ha ancora svelato la propria monoposto e, soprattutto, la F10 ha lati positivi e altri meno: velocissima sul passo di gara, molto meno nel giro secco. In una F1 in cui le qualifiche sono fondamentali, è un handicap importante. In Bahrain la doppietta che tranquillizza tutti, ma prima del via c'è il giallo dei motori, sostituiti su entrambe le macchine «a scopo precauzionale». Da Maranello minimizzano ma il problema si ripresenterà e il Cavallino dovrà chiedere una deroga alla Fia per intervenire sui propulsori. Che in effetti diventano più affidabili, ma meno efficienti. Intanto la Red Bull risolve i suoi problemi di affidabilità e inizia a volare. E si incomincia a parlare della miracolosa «ala soffiata» della McLaren. A Maranello, scottati dal caso-diffusore, si parte subito nella corsa all'imitazione. È lo stesso Alonso che prova a dare un freno al team: «Ogni sviluppo è bene accetto», spiega prima del ritorno del Circus in Europa, «ma non vorrei che snaturassimo la F10, che è una macchina vincente». Nessuno gli dà ascolto. La Ferrari spende 175mila euro e in cambio non ottiene nessun vantaggio prestazionale, anzi. Come se non bastasse piloti e team si rendono protagonisti di una serie incredibile di errori, e restano in corsa nel Mondiale solo perché gli avversari, in quanto a sciocchezze, non sono da meno. Si arriva in Turchia, circuito spacciato per favorevole alle Ferrari, e gli esiti sono disastrosi. La macchina non è progredita, gli avversari sì, tutti: Red Bull, McLaren, Mercedes e Renault. A Maranello si cerca di capire dove si è sbagliato, forse gli ingegneri hanno puntato sul cavallo sbagliato: «Continueremo lo sviluppo della monoposto e dobbiamo capire se quello che stiamo facendo va nella direzione giusta», ammette con onestà Domenicali. «I conti li faremo in fondo», aggiunge. Ma se si è sbagliato strada e si deve ripartire daccapo, potrebbe essere già troppo tardi.

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