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Il Giro parla italiano

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LaFerrara-Asolo chiamava all'opera i principali favoriti della vigilia, quelli brutalmente messi in seconda fila dalla già nella fuga dell'Aquila, quella fuga che ha proiettato in cima alla generale Porte (in maglia rosa) e poi gente come Arroyo, Tondo, Sastre, Kiserlovski. Chiamava all'opera i corridori più attesi dalla folla, e loro non hanno tradito: dopo due settimane di Giro corse quasi sempre col coltello tra i denti, anche il primo approccio alle Alpi (malgrado la vetta del Monte Grappa fosse lontanuccia dall'arrivo) è stato onorato nel migliore dei modi, in quella che rischia seriamente di restare nella memoria come una delle edizioni più belle e combattute della corsa rosa. A imporsi ad Asolo è stato Vincenzo Nibali, dopo un assolo di 40 chilometri: sul Grappa la Liqugas aveva messo effettivamente alla frusta il gruppo dei migliori, e il prezioso lavoro di Szmyd era già stato sufficiente a selezionare nettamente il plotone, mandando a gambe all'aria sin dalle prime rampe della salita gente come Garzelli o come la maglia rosa Porte. Ma per dare un colpo secco alla concorrenza occorreva che fossero i capitani a scendere in campo. Così è stato: esaurito il lavoro di Szmyd (a 7 km dalla vetta), è stato Nibali a sgasare, col risultato di frantumare il drappello. Al siciliano ha risposto subito Scarponi con un Vinokourov troppo ottimista alla ruota: troppo ottimista perché al secondo rilancio dell'andatura (ad opera dello stesso Scarponi), Nibali ha risposto bene, il kazako no. Lì Vino è andato in difficoltà, perdendo le ruote del quartetto che andava formandosi con Basso ed Evans bravi a rientrare su Nibali e Scarponi. Mentre Vinokourov trovava il supporto di Sastre per salire a un'andatura regolare ma non trascendentale, e ancora più indietro accusavano distacchi rilevanti Cunego, Tondo e quell'Arroyo secondo nella generale e proiettato sulla maglia rosa (vista la crisi di Porte e il ritardo ancora pesante di Nibali & co. in classifica), i quattro di testa scollinavano al Gpm e si tuffavano in discesa. Sin dai primi tornanti della picchiata è risultato chiaro che Nibali non avrebbe atteso il compagno-capitano Basso. Infatti il siciliano ha allungato, arrivando ad avere a fine discesa (15 km dall'arrivo) 50" su Basso-Scarponi-Evans, 1'40" su Vinokourov (che nella picchiata aveva staccato Sastre) e 3'30" sul gruppo Arroyo-Cunego. Nel finale il ritmo di Vincenzo s'è fatto più pesante, ma il 25enne di Messina è stato comunque bravo a salvare un sufficiente margine fino al traguardo. In classifica ora è ottavo a 6'51" da Arroyo in rosa, e oggi proverà (forse) ad attaccare ancora: la Mestre-Zoncolan (222 km per gradire) si chiude sulla salita più dura d'Europa.

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