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L'Inter di Mourinho non lascia nulla

Mourinho

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MILANO - Roma, Mourinho e Balotelli. E poi il Chievo, il Siena e soprattutto, molto sopra tutto, il Bayern Monaco il 22 di maggio, al Santiago Bernabeu di Madrid, dopo 45 anni. Sono tanti i pensieri, e le preoccupazioni, presenti nella testa del presidente nerazzurro Massimo Moratti in vista di quei 18 giorni che potrebbero cambiare la sua vita e di sicuro la sua carriera da presidente, oltre che la storia dell'Inter. A cominciare da domani sera: teatro, ancora una volta, l'Olimpico. In palio, ancora una volta, la Coppa Italia. Tra Roma e Inter, le due rivali di campionato, e dell'ultimo decennio della coppa nazionale. Che, mai come quest'anno e in questo periodo, assume un'importanza davvero strategica, oltre che essere sentitissimo come scontro diretto. «Una battagliona», l'ha già definita Moratti: «una partita molto difficile, e spero che la nostra squadra abbia tutta la voglia di fare bene”. Sarebbe il primo tassello di un'ipotetico, ma in fondo neanche tanto a vedere i pronostici, grande slam nerazzurro. Un qualcosa di storico appunto, per l'Inter e per l'Italia. Ma prima di quello più importante, la Champions contro il Bayern, per il quale sempre secondo Moratti «c'è ancora tempo, quindi credo che la squadra riuscirà a non pensarci», in casa Inter, ossia attualmente al Flaminio, c'è da preoccuparsi della sfida ai giallorossi. Da affrontare senza Lucio, insieme a Samuel pedina decisiva se ce n'è una nella stagione interista, fuori per l'affaticamento muscolare rimediato domenica contro la Lazio. Un problema serio per Mourinho, ma anche l'unico. Per lui che ora viene coccolato come mai dal suo capo, e da un ambiente che lo vorrebbe nerazzurro a vita: «lo penso anch'io – dice Moratti -. Per ora ci sono tre anni di contratto e poi vedremo di andare avanti». Avanti con lui, di sicuro. Sempre ammesso che il portoghese non decida di cercare nuovi stimoli, ma soprattutto aria nuova, a Madrid o di nuovo in Premier League. Avanti con Balotelli invece è più difficile. Perché anche in questo caso è in dubbio la volontà di restare da parte del giocatore, ma non solo. Dopo il mea culpa verso i suoi tifosi prima della gara con la Lazio Moratti insiste: «deve fare sempre bei gesti, anche nei confronti della squadra, dei compagni e della società. Tutto questo lo metterà in grado di poter giocare». E tornare protagonista, sul campo e in partita decisive come quella di domani sera, non soltanto per le polemiche o le dichiarazioni, sue o del suo procuratore. Senza andarsene, o doversene andare.

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