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Una verifica decisiva per il futuro

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Unronzio destinato a durare, probabilmente, fino a oggi pomeriggio, quando dovremmo finalmente avere una risposta più seria e attendibile di quelle che ci hanno dato le tre partite di cui sopra. Eh sì, perché è presumibile aspettarsi che il Napoli, in ripresa e a caccia dell'Europa, non sarà né arrendevole come il Cagliari, né battibile come l'ultima della classe (il Siena), né, purtroppo, pateticamente mutilato come il Milan dell'altra sera, che se non l'abbiamo battuto stavolta non lo batteremo più. Oggi sarà dunque tutto un traboccar di significati da una partita che ne grondava già di suo, dalla storica rivalità fra le due tifoserie alla rimpatriata di Edy Reja, l'uomo tornato dall'esilio cui fu condannato dopo aver ricondotto sulla retta via il Napoli per tentare di ripetere l'operazione qui a Roma con la Lazio. Personalmente ritengo che al salto in avanti sul piano della concentrazione e della grinta non abbia ancora fatto riscontro pari progresso nella qualità del gioco e che il cronico problema della Lazio di quest'anno, la mancanza di schemi di attacco e la conseguente sterilità, sia ben lontano dall'essere risolto, specie quando giochiamo in casa. Allo stesso tempo non posso non riconoscere che, in apparente reazione all'ormai celebre vicenda del «motivatore», i giocatori biancocelesti hanno finalmente trovato le motivazioni e cominciato a metterci la gamba e a bagnarsi di sudore. Per cui nella mia testa, accanto a quello principale, di interrogativo ne ronza - con forza assai maggiore... - uno secondario: ma non potevano metterci la gamba e bagnarsi di sudore pure prima? Possibile che siano bastati due giorni di ritiro punitivo a Norcia per tramutare i coltelli in fratelli? E le risposte che mi suggeriscono l'esperienza e la malizia preferisco far finta di non sentirle. Almeno fino alle 17 circa di oggi pomeriggio.

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