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Puntare di più sull'attacco e sui giovani

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Subiremeno punti possibile, incassare poche mete, rappresenta certamente un valore ma a quale prezzo vi arriva un'Italia che, al termine del Sei Nazioni, rinnova il problema della coperta corta? Il rischio che, in nome dei passivi più bassi di sempre, ci si dimentichi di costruire l'attitudine all'attacco dei giocatori, sempre più incapaci di rendere fruttuosi i possessi, e un sistema offensivo in grado di produrre occasioni da meta, è alto. Inoltre la gestione dei giocatori italiani -merce rara - può esserne influenzata. Prendiamo l'esempio di Tebaldi. Il giovanotto di Noceto è stato gettato nella mischia nel tour estivo dove ha ben figurato quando nulla era da perdere, è stato responsabilizzato oltre i suoi meriti e dopo un paio di prestazioni negative è stato sostituito dopo soli 30' sia a Parigi che a Cardiff. Ve ne sarebbe abbastanza per ammazzare un cavallo. Peraltro, ieri al suo posto Mallett ha schierato mediano di mischia Riccardo Bocchino, il miglior n. 10 prodotto dal vivaio italiano negli ultimi anni. I precedenti di Marcato e Toniolatti non sono incoraggianti. Sia chiaro, non stiamo parlando di fenomeni ma sono quel che passa il convento e, in attesa che le due squadre in Celtic League aiutino i giocatori a crescere, la guida tecnica della Nazionale italiana dovrebbe avere il dovere di valorizzarli. Allenando il Sudafrica ci si può permettere una selezione feroce, qui si deve far crescere quel che si ha.

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