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L'inter sbaglia il match ball

Diego Milito

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MILANO Quattro pareggi nelle ultime cinque partite di campionato. Soprattutto, una gara scialba, da parte dei nerazzurri. Strana. Inspiegabile, la prestazione dell'Inter contro il Genoa, a San Siro. Dopo quell'andata travolgente, con lo 0-5 di Marassi. Soprattutto alla luce dello 0 a 0 dell'Olimpico tra Roma e Milan: garanzia di fuga scudetto certa per i nerazzurri, in caso di vittoria. Quella che a San Siro, e non solo, per i nerazzurri scaturisce dal far pesare il maggior tasso tecnico, e fisico, della squadra di Mourinho. Invece il ritmo è basso, fin dall'inizio. E nonostante il 4-2-3-1 con Balotelli, Pandev, Sneijder e Milito contemporaneamente in campo l'Inter non punge mai, soprattutto non riesce a sfondare. Neanche ci prova, a dire la verità. Conclude solo con tiri centrali, da fuori. Pochi e davvero fiacchi, nel primo tempo. Poi la grande chance di Milito ad inizio ripresa, quando l'Inter cambia faccia, e velocità. Il vero match point per una volta l'argentino, ex genoano, non riesce però a trasformarlo in oro, come gli riesce quasi sempre. L'assist di Sneijder era stato perfetto, il gioco corale dei suoi compagni per una volta nella serata aveva funzionato. Invece niente. Poi non moltissimo, nonostante i cambi di Mourinho, tutti in ottica offensiva, e la maggior pressione esercitata dalla squadra negli ultimi minuti. Tranne nel finale. Mai, però, con la lucidità necessaria. Quella che poteva garantire soltanto Milito, vista la cattiva giornata degli altri attaccanti e l'assenza per scelta tecnica di Samuel Eto'o per quasi tutta la gara. Quella che non è stato in grado di fornire nemmeno l'amuleto olandese Sneijder, per una volta impreciso, e neanche troppo potente, su punizione, e anche un po' sfortunato col destro da fuori area. Contro un Genoa che ha tenuto bene il campo, e ha anche provato a colpire, in particolare con Mesto. Niente di che, ma contro un'Inter così basta e avanza, forse addirittura per fare il colpaccio. Che comunque non arriva, per la gioia, anche statistica, di José Mourinho. Che però, record di 160 partite consecutive da imbattuta in casa, si può solo preoccupare: quattro pareggi nelle ultime cinque partite di campionato, dieci punti lasciati alle inseguitrici che pesano tanto, nonostante le stesse si auto-blocchino a vicenda. Alla vigilia della doppia, pericolosissima doppia trasferta siciliana contro Catania e Palermo, tra le quali si inserisce la partita più importante dell'anno, forse dell'intera gestione Mourinho: quella di Stamford Bridge contro il Chelsea di Ancelotti. Davanti alla quale, nonostante la vittoria dell'andata, non si può certo pensare di scendere in campo con l'atteggiamento e le gambe viste nel primo tempo contro il Genoa, né pensare di puntare sull'arrembaggio finale ispirato dalla grinta di Eto'o e dalla voglia di Mourinho, che però per una volta ancora non sono bastati. Contro il Genoa è mancato il centrocampo, le idee e l'aggressività che hanno tante volte fatto la differenza a favore dei nerazzurri in questa stagione. Come se la sfida coi rossoblù fosse la naturale continuazione della gara vinta a stento dall'Inter a Udine, dopo aver dominato il primo tempo e subito tantissimo nella ripresa. Adesso bisognerà ricominciare: col vantaggio di prima, ma anche una condizione che preoccupa, anche in ottica Champions.

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