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Special One ora intervenga Maroni

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Dilui, non solo la commissione disciplinare della Federcalcio, ma lo stesso ministro Maroni dovrebbe cominciare ad interessarsi. Non esageriamo. Sono recenti le manifestazioni selvagge dei cosiddetti ultrà che hanno seriamente turbato l'ordine pubblico senza la minima provocazione da parte della polizia, così come è recentissima la scoperta, al Palazzo dello Sport (vedi caso!) di Torino, di una bomba che per fortuna, anzi per una provvidenziale pioggia, non è esplosa perché, contenendo mezzo chilo di gelatina mescolata a micidiali bulloni avrebbe potuto provocare una strage. Quella bomba, in attesa delle conclusioni dell'inchiesta, è stata attribuita a movimenti anarchici, protagonisti nella stessa regione della minacciosa protesta contro i lavori per l'Alta Velocità, ma più in generale, l'impressione è che il livello dello scontro si stia alzando, anche per le gravi ripercussioni che la crisi mondiale sta avendo sul mercato del lavoro, nonché per lo sfacelo della sinistra che può alimentare tentazioni estremistiche. E purtroppo, se non ancora dimostrato esaurientemente, è forte e diffuso il sospetto che anche gli ambienti degli ultrà calcistici siano influenzati da gruppi dell'estrema destra e dell'estrema sinistra. Lo Special One l'allenatore portoghese dell'Inter, può ignorare questi rischi e credere di dimostrare, con le sue trovate «mediatiche», come si dice ora, un grande talento di comunicatore. Negli ultimi tempi, le sue intemperanze si sono accentuate, traducendosi in vere e proprie sceneggiate alla Cassano per manifestare il suo sdegno per qualche fallo degli avversari per la presunta ostilità di tutti gli arbitri italiani contro la squadra nerazzurra. L'ultima trovata, quella di sabato sera, quando ha mimato clamorosamente, dinanzi all'obiettivo della camera da presa televisiva, le manette di un cittadino perseguitato da un oscuro potere, per protestare contro la direzione di gara (in realtà, eccellente) dell'arbitro Tagliavento, ha colmato la misura. Prim'ancora che intervenisse la giustizia calcistica o quella statale, la sorte ha già provveduto a punire lo scatenato mimo lusitano bloccando la sua Inter sul pareggio contro la Samp e materializzando la scatenata Rometta di Ranieri ormai a sole cinque lunghezze dalla capolista nerazzurra. Con l'aggiunta del confronto che essa dovrà sostenere domani sera per la Champions contro quel formidabile avversario che è il Chelsea, già allenato dallo stesso Mourinho e oggi affidato alle cure del pacato ma bravissimo Ancelotti. Il sensibile umore dello Special One potrebbe perciò peggiorare, con conseguenze devastanti per la regolarità del nostro campionato e soprattutto per la tranquillità dei superstiti (in verità non più troppo numerosi) degli stadi. Bisognerà affrettarsi, perciò, a spiegare a Mourinho che la sua indiscutibile e provetta abilità tecnica non gli consente gesti provocatori per gli ultrà e dichiarazioni offensive per i colleghi allenatori, non solo in omaggio al «fair play», che non a caso rappresenta l'articolo iniziale e fondamentale del regolamento, per la tranquillità del paese che lo ospita e che lautamente lo remunera.

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