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Rugby, Bocchino a un passo dal sogno

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6 Nazioni di Rugby, Irlanda Italia

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Otto minuti in paradiso. Tanto è durato l'esordio in azzurro di Riccardo Bocchino da Viterbo. Sulla sacra erba di Croke Park ha indossato per la prima volta la maglia azzurra, nel 6 Nazioni per giunta. Un taglio sulla testa di Gower gli ha regalato il tempo, dal 66' al 74' della seconda frazione, di materializzare un sogno. L'esordio ha mostrato la sua personalità. Un paio di placcaggi su mostri sacri come D'Arcy e O'Driscoll, l'uso disinvolto del piede, la lucidità nel gioco. Tutte doti riconosciute per il n. 10 italiano. Proprio quella maglia che dai tempi di Dominguez non trova un padrone affidabile. Da quando Diego ha lasciato nel 2003, 11 giocatori ci hanno provato, con risultati mai esaltanti. Da Pez a Wakarua, da Scanavacca a McLean passando per lo sciagurato esperimento-Masi, quella maglia resta un tabù, una spada nella roccia che nessuno sa estrarre. Chissà che non sia proprio Bocchino il predestinato: «A Dublino ho realizzato ciò che sogno da quando ho cominciato, a 5 anni quando andai al campo di Viterbo con mio cugino e mio fratello. All'epoca era un semplice desiderio - continua Riccardo - poi, man mano che crescevo nelle selezioni giovanili aumentavano le motivazioni. Dare sempre più per arrivare alla Nazionale maggiore». Il 3 marzo compirà 22 anni e le porte del grande rugby si stanno spalancando di fronte a lui. In otto minuti è riuscito a farsi rimpiangere, quando Mallett lo ha richiamato in panchina per far rientrare Gower. Il motivo è un mistero per molti, ma per Bocchino l'importante è stato realizzare il Sogno. E ora, sotto con il prossimo: «Domenica si gioca contro l'Inghilterra al Flaminio.   Per due anni è stato il mio campo con la Capitolina e qui, nel 2000, assistetti da tifoso all'esordio dell'Italia nel 6 Nazioni. Avevo 12 anni ed ero seduto proprio davanti al punto in cui "Ciccio" de Carli, romano, segnò la meta della vittoria. Non voglio sognare troppo, già sono contento di essere di nuovo nel gruppo dei 24. Se avrò l'opportunità, darò tutto anche per un solo minuto». L'attaccamento alla Nazionale è profondo, così come la fierezza con cui dichiara: «Sono viterbese. Gioco a Rovigo, ma le mie radici sono importanti per me». Radici coltivate come le amicizie, soprattutto quelle nate nell'ambiente ovale: «A me piace uscire con gli amici del rugby, ma sta diventando difficile. Pratichetti, Mernone, Giusti. Oggi il rugby che ci ha unito ci sta allontanando perché siamo in squadre diverse».   Quando parla di sé mostra senso critico: «Devo lavorare su vari aspetti. Mallett vuole che aumenti di peso (oggi la bilancia segna 82 kg. per 180 cm.) anche se nel placcaggio non va male. Philippe Doussy (specialista dei calci dello staff azzurro) mi sta aiutando. Lavoriamo molto sui calci tattici e anche sui piazzati, dove registro percentuali buone soprattutto da destra». Domenica prossima, Gower e Mallett permettendo, potrebbe sfidare il Divino Wilkinson nel «suo» Flaminio, un altro sogno sta per realizzarsi. Intanto, il ct Mallett ha stilato la lista dei 24 per il match di domenica. Sono stati tagliati Favaro, Vosawai, Pratichetti e Sepe, mentre restano Canavosio e Valerio Bernabò, capitano della Futura Park Roma al rientro nel giro che conta dopo due anni funestati dagli infortuni. A fargli posto Del Fava, per una lesione al menisco, e Picone, risentimento muscolare.  

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