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Azzurrini tanto cuore e ingenuità

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DanielePalizzotto Un peccato. Il sogno dell'Italia di Rocca di arrivare tra le prime quattro squadre del mondo svanisce nei quarti di finale contro l'Ungheria. Come nel 1987, come nel 2005. Ma stavolta, dopo la partita con la Spagna, l'impresa sembrava possibile. E invece passano i magiari, guidati da un grandissimo Nemeth e favoriti dalle ingenuità dei ragazzi di Rocca. Quaranta secondi e prima emozione. Matteo Gentili, centrale difensivo del Varese, trattiene follemente Nemeth in area: rigore e stavolta Fiorillo non fa miracoli. L'episodio condiziona inevitabilmente la prima parte di gara dell'Italia. Disuniti, lunghi, quasi incapaci di reagire. Gli azzurri perdono un'infinità di palloni e concedono tante occasioni all'Ungheria, che davanti mostra ottime individualità. L'assedio magiaro dura venti minuti, poi finalmente si vede l'Italia. La prima occasione nasce da un calcio d'angolo: Bini si alza di testa e manca di poco la porta. L'Ungheria non rinuncia ad attaccare, ma la partita è cambiata. Gli azzurri girano bene la palla e arrivano facilmente sulla trequarti, ma non riescono a concludere verso la porta di Gulacsi. Almeno fino agli ultimi minuti del primo tempo, quando Raggio Garibaldi raccoglie una seconda palla al limite dell'area e sfiora il palo. Di ritorno dagli spogliatoi l'Italia parte forte e chiude l'Ungheria nella sua metà campo. Gli azzurri ci provano con sbilenche conclusioni dalla distanza, i magiari sono pericolosi un paio di volte in contropiede. Poi ci pensa il solito Gentili a complicare le cose: altra trattenuta folle, seconda ammonizione e Italia in dieci. A otto minuti dalla fine, quando sembra ormai finita, una grandissima palla di Bonaventura premia l'inserimento back door di Mazzotta, che solo davanti a Gulacsi non sbaglia. 1-1 e partita riaperta. Non passa neanche un minuto e l'ennesima ingenuità degli azzurri rischia di spegnere subito le speranze: fallaccio di Bini e Italia in nove. Per fortuna anche gli ungheresi sono giovani: gomitata di Szekeres a Mustacchio ed espulsione (un po' severa). Nove contro dieci. Si va ai supplementari. Gli azzurri sono stanchi ma provano ancora ad attaccare. L'Ungheria viene dai 120 minuti giocati contro la Repubblica Ceca agli ottavi e si vede. Un'ingenuità di Debreceni, che nel tentativo di liberare una palla innocua rischia l'autogol colpendo il palo, quasi regala il vantaggio all'Italia. Sembra quasi che l'uomo in più ce l'abbia la nostra nazionale. Almeno fino a sette minuti dalla fine, quando Nemeth si infila nella retroguardia azzurra e supera Fiorillo. Finita? Macchè. Ci pensa Bonaventura a riaprire nuovamente la gara. Un sogno breve: Albertazzi stende Futacs e rimaniamo in otto. Troppo pochi per bloccare lo scatenato Nemeth, che beffa ancora una volta l'Italia ormai priva di difensori veri. E il sogno svanisce.

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