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Alti e bassi di una vita per lo sport

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Nel1973, alla scomparsa di Mario Saini, Pescante fu chiamato dal presidente Onesti a dirigere la complessa macchina amministrativa del Coni. Sarebbe rimasto a lungo nell'incarico, con Onesti fino al 1978, poi con la presidenza Carraro e poi a fianco di Arrigo Gattai, scalando infine l'ultimo gradino olimpico dopo essersi scrollato di dosso l'ingombrante personalità dell'avvocato milanese. L'avventura al vertice del Foro Italico ebbe poi termine malamente, con forzate dimissioni, alla fine degli anni Novanta, vuoi per il coinvolgimento nelle vicende legate alla compromessa gestione del laboratorio antidoping dell'Acquacetosa, vuoi per i pessimi rapporti istituzionali con l'allora vice presidente del Consiglio Veltroni. Furono, quelli, gli stessi anni in cui Pescante iniziò a cementare i suoi ruoli internazionali, sia nell'ultimo periodo di gestione di Juan Antonio Samaranch sia, soprattutto, con l'avvento del chirurgo belga Jacques Rogge. Nelle stagioni più vicine, entrato tra i banchi di Montecitorio, Pescante recuperò con gli interessi il credito smarrito in passato, risolvendo, e guidandole al successo, le complicate vicende organizzative dei Giochi invernali di Torino 2006 e, appena qualche mese fa, dei giochi del Mediterraneo di Pescara. Il caso vuole che la notizia della sua ascesa venga a coincidere, con una annunciata candidatura italiana ai Giochi del 2020 e con l'anabasi giudiziaria legata all'organizzazione dei campionati mondiali di nuoto. E la coincidenza, in prospettiva, è tutto fuorché consolante. Augusto Frasca

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