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Mourinho copia Hiddink e se la cava

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Erainevitabile che l'Inter dovesse soffrire molto nella fascia centrale, pesanti le assenze di Stankovic e soprattutto di Cambiasso, vero anche che Guardiola aveva tenuto in panchina Iniesta, il suo uomo-chiave. Di qui la costante superiorità del Barcellona, non per niente esaltata come la squadra più forte del mondo. Però qualche risorsa l'aveva anche Mourinho, non impenetrabile la difesa catalana, spesso pericolosi Eto'o e soprattutto Milito. Diligente primo tempo della Fiorentina a Lione, possesso palla accentuato, peccato per qualche occasione mancata, il vantaggio non sarebbe stato usurpato. Poi il rosso, eccessivo, per Gilardino suona condanna, grande Frey, ma serve soltanto a limitare il passivo dopo il gol di Pjanic nella ripresa a senso unico. Esaurita la parentesi più nobile, stasera è la volta dei figli di un'Europa minore, quella competizione che qualche anno fa aveva connotati illustri, tutte le migliori al via con l'eccezione delle squadre campioni in carica. Adesso si è molto affievolito il livello del prestigio, in questa Europa League che rimane comunque un palcoscenico importante per le romane, non così ricche le loro bacheche da consentire atteggiamenti snobistici. Con il Genoa impegnato a Marassi contro lo Slavia Praga, la sola italiana in trasferta è la Roma, non proprio una passeggiata in Svizzera nonostante la precaria posizione in classifica del Basilea, che però è forte di una tradizione significativa, avendo frequentato anche la Champions League, senza neanche sfigurare troppo. Certo, difficile pensare che Ranieri non avverta il peso dello scontro di domenica con la Fiorentina, ma una Roma con il morale confortato dal terno al lotto di Siena sembra in grado di superare felicemente l'ostacolo, per avviare al meglio questa fase a gironi. La Lazio gioca invece all'Olimpico e, benché gli avversari provengano dalla Champions, eliminati dal Maccabi Haifa poi dominato dal Bayern, dovrebbero felicemente portare a termine il loro compitino, troppo accentuata la differenza di valori. Sempre, naturalmente, che il possibile traguardo riesca a pretendere la dovuta concentrazione.

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