Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«Italsoccer in declino»

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

WASHINGTONC'era una volta per i giocatori di calcio di tutto il mondo un Paese dei balocchi: l'Italia. Quel Paese aveva una tale passione, competenza e ricchezza per il calcio da essere considerato nel mondo una sorta di paradiso. I più grandi campioni - da Maradona a Platini, da Van Basten a Matthaeus, da Zidane a Zico - era in Italia che volevano giocare. Oggi non è più così: i migliori giocatori al mondo - si chiamino Kakà, Cristiano Ronaldo o Ibrahimovic - in Italia o non ci vogliono andare, oppure, se già ci sono, dall'Italia se ne vanno. È questa l'analisi che, con un'attenzione tanto rara quanto impietosa, il New York Times dedica al «declino del calcio italiano». Da un lato - scrive il quotidiano - i campioni più rappresentativi se ne vanno dal calcio italiano perchè attratti da offerte economiche che l'Italia non si può più permettere; dall'altro il mondo del calcio è stato attraversato negli ultimi anni da tensioni tali - dalle scommesse agli incidenti di piazza - che hanno sporcato non poco l'immagine dello sport più amato. Quella del calcio italiano è una crisi che viene da lontano, scrive il New York Times. Dopo i fasti degli Anni '80 e '90, dopo che Juventus e Milan hanno vinto tra il 1985 e il 1996 ben cinque Coppe dei Campioni, e il Milan le finali di Champions League nel 2003 e nel 2997, per il calcio italiano è cominciato a livello internazionale un declino tale che quest'anno nessuna delle squadre italiane in corsa è riuscita a superare i quarti di finale di Champions. «Forse è vero che siamo al punto più basso degli ultimi anni - ha detto al New York Times il portiere della Juventus e della Nazionale, Gianluigi Buffon - ma io penso che il calcio sia come come la vita, è fatto di cicli». Il ciclo aureo degli Anni Ottanta-Novanta si è concluso con la vittoria del Mondiale 2006, giocato peraltro tra le tensioni e le polemiche legate alla scandalo-arbitri. Ora per il football italiano se ne apre un altro tutto da definire. Di certo - scrive il quotidiano - la separazione nella Lega tra le società di A e quelle di B è il punto d'inizio di una nuova fase, che è ancora tutta da definire ma che ruota intorno ai diritti televisivi. I quali garantiscono introiti che, per quanto alti possano essere, non possono raggiungere i livelli delle offerte avanzate dal Real per Kakà e Ronaldo.

Dai blog