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Champions, a Roma la notte dei campioni

Barcellona e Manchester si giocano il titolo di campione d'Europa

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Non è lo stesso, il livello di prestigio, le nuove regole imposte dalla televisione, pietosa soccorritrice dei bilanci, hanno mortificato al tempo stesso la Coppa Uefa, che prima allineava alla partenza tutte le formazioni più illustri, con le sole eccezioni delle squadre campioni in carica. L'effetto domino avrebbe cancellato dal calendario la Coppa delle Coppe, che almeno aveva la funzione di garantire stimoli particolari alle seconde competizioni nazionali, molte delle quali svilite, soprattutto in Italia. Quell'ultima finale londinese l'aveva firmata, a spese della nostra Sampdoria, proprio quel Barcellona che stasera all'Olimpico contenderà il trofeo della Champions League al Manchester United, campione in carica avendo sconfitto uno sfortunato Chelsea (match-point mancato da Terry) un anno fa a Mosca. Giusto che all'atto conclusivo siano arrivate le due squadre che possono serenamente essere definite le più forti in Europa, assortimento di straordinari talenti disciplinati ed esaltati da moduli tattici differenti, ma ugualmente produttivi. Altra nota del tutto particolare, la presenza in panchina di due straordinari personaggi: fanno sensazione i numeri che la storia del calcio regala a Sir Alex Ferguson, ma ugualmente suggestive le impressionanti cifre stagionali segnate nella casella dell'attivo dal neofita Pep Guardiola, soprattutto come potenza offensiva. Questa è la quarta finale ospitata dall'Olimpico romano, il tifo romanista tenta ancora di scacciare dalla memoria l'incubo dei rigori contro il Liverpool, per altro già titolato, nella Capitale, trentadue anni fa, a spese del Borussia di M'Bach. Riduttivo far passare questa sfida superba come un duello tra Messi e Cristiano Ronaldo, sicure nominations da Pallone d'Oro. Dal vecchio e dal giovane tecnico possiamo attenderci sapienti mosse sulla scacchiera, difficile pensare a un avvio da scintille, d'obbligo l'approccio meditato. Dai rispettivi campionati, stravinti con comodo anticipo, arrivano segnali di piena salute per entrambe le rivali. Nel Barcellona, pesano le assenze di Marquez e, per squalifica, di Abidal, ma soprattutto di Daniel Alves, abituale «complice» di Messi nei duetti offensivi sulla destra. Saranno però recuperabili due pilastri: Iniesta, forse il più elegante ed eclettico tra i ventidue protagonisti, ed Henry, riproposto da Guardiola a livelli di eccellenza. Di là, Ferguson farà valere l'impeccabile dispositivo a protezione della difesa, del quale è sorprendente primattore un formidabileattaccante come Rooney. Poi se, come Sir Alex, hai qualche dubbio tra Berbatov e Tevez, proprio messo male non sei. Curva Sud, quella romanista, per i blaugrana con la maglia tradizionale, dalla Nord splendide coreografie per i «red devils», stavolta abbigliati in bianco secondo regole Uefa. Ma noi, ammonisce il «guru» scozzese, non siamo il Real Madrid: del quale il Barca aveva fatto strame.

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