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Roma, capolinea Spalletti

Spalletti e Rossi

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{{IMG_SX}} Il futuro fa più paura del presente. La Roma vuole e deve voltare pagina ma al momento le mancano gli strumenti per iniziare un nuovo progetto tecnico. La situazione che si vive a Trigoria è paradossale: nessuno era stato informato di una trattativa per l'eventuale cessione della Roma. Né i dirigenti, tantomento l'allenatore e i giocatori. E nessuno di loro ha certezze su cosa accadrà. Il silenzio «assordante» della proprietà sta bloccando a cascata tutti gli altri aspetti della programmazione in vista di un'annata che partirà comunque in salita. Se i giallorossi riusciranno a difendere il sesto posto nelle ultime quattro gare, giocheranno i prelminari di Europa League - il 30 luglio è in programma l'andata - e dovranno quindi radunarsi già alla fine di giugno. Ma ancor prima di fissare le date del ritiro andrà sciolto il nodo della guida tecnica. Spalletti considera chiuso il suo ciclo nella Capitale pur avendo ancora due anni di contratto. Le parole che ha usatodomenica dopo la gara con il Chievo confermano tutta la sua frustrazione e hanno inclinato ulteriormente il rapporto con la società. Che non ha gradito affatto lo sfogo e si muoverà di conseguenza. Nelle ultime ore il toscano sembra essere rientrato tra i candidati alla panchina della Juventus. Una proposta del genere agevolerebbe il divorzio dalla Roma in tempi rapidi. Altrimenti bisognerà intraprendere la strada della rescissione consensuale del contratto. Non a caso Spalletti domenica si è detto pronto «a lasciare qui i soldi se questo è il problema». Le voci, non confermate, sulle sue imminenti dimissioni sono iniziate a circolare da ieri sera. Nel frattempo è iniziato il valzer dei possibili successori. A Trigoria piace Giampaolo, un po' meno Allegri e si tiene in considerazione l'ipotesi-Ranieri. Ma ce n'è una ancor più clamorosa: Roberto Mancini sarebbe pronto a tornare nella Capitale sulla sponda giallorossa. È l'allenatore di Jesi a candidarsi: rinuncerebbe ai milioni di Moratti (ha ancora due anni di contratto con l'Inter) e si «accontenterebbe» dello stipendio di Spalletti, circa due milioni di euro netti all'anno. Ma ricordando il suo passato laziale, come verrebbe accolto il suo arrivo? Nella Roma non è solo la panchina a traballare. La rosa ha bisogno di essere sistemata. Con acquisti, cessioni e rinnovi di contratto. I dirigenti attendono ancora l'input della proprietà per muovere i primi passi. Nei mesi scorsi Pradè & Co. avevano abbozzato due progetti: uno in caso di qualificazione in Champions, l'altro senza i soldi dell'Europa che conta. Ormai scartato il primo, ora bisognerebbe partire con il secondo. Che prevede la conferma di Juan, Aquilani e Vucinic (i loro contratti sono pronti ma misteriosamente restano chiusi in un cassetto), l'acquisto di un secondo portiere (Sorrentino il favorito), un difensore centrale, un esterno, già individuato in Guberti e un attaccante. Prima di comprare bisogna fare cassa. Per evitare cessioni «eccellenti» - Mexes il più indiziato - si proverà a cedere giocatori che sembrano arrivati al capolinea. Taddei e Perrotta sono nella lista dei partenti ma sarà difficile trovare acquirenti. Doni e Cicinho sono infortunati e di conseguenza incedibili. Menez può partire in prestito, Baptista ha un ingaggio altissimo e di conseguenza è acquistabile da pochi club al mondo. Servono interventi decisi anche nel settore medico per evitare un'altra stagione piena di infortuni. La società potrebbe interrompere il rapporto con Villa Stuart e rivolgersi all'ospedale Gemelli dove diversi giocatori sono già passati negli ultimi giorni per le visite di idoneità. Anche lo staff medico verrà rinforzato. Tante, troppe spine che angosciano i dirigenti e allarmano i tifosi. Lo «strappo» consumato domenica all'Olimpico non può essere ignorato. La gente romanista rivendica un suo diritto: sapere cosa ne sarà della propria squadra da qui a pochi mesi.

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