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Lazio, tutto sulla Coppa Italia

Juventus-Lazio

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Coppa Italia, meno nove: il conto alla rovescia è già iniziato, la finale del 13 maggio è l'unico pensiero nella testa dei giocatori biancocelesti che sono ad un passo dalla gloria. Tutto in una notte, qualificazione in Coppa Uefa compresa: in palio c'è anche l'onore, dopo un campionato altalenante fatto di grandi prestazioni e partite modeste. L'unico obiettivo è quello di alzare la coppa al cielo di Roma per evitare una stagione di rimpianti. La squadra di Delio Rossi ha dimostrato grandi potenzialità, in campionato come in coppa, fermandosi quasi sempre nel momento decisivo. In campionato, in più di un'occasione, la compagine laziale non è riuscita a fare quel salto di qualità che le avrebbe permesso di prendere il posto del Genoa e recitare una parte ben più importante. La partita col Bologna fu la prima occasione gettata al vento, poi una lunga serie di altre prestazioni sotto tono: Napoli, Lecce, Siena, Catania, Cagliari, Chievo e Atalanta tanto per ricordarne qualcuna. Diametralmente opposto il percorso in coppa Italia dove Pandev e compagni hanno infilato una serie di successi esaltanti nonostante i primi turni non propriamente proibitivi contro Benevento e Atalanta. Ma la «cattiveria sportiva» messa in campo a San Siro contro il Milan e nella doppia semifinale contro la Juventus la dicono lunga sulle potenzialità di questa squadra, rimaste inespresse in campionato. Partite vere, combattute in cui le avversarie di turno hanno messo in campo tutto ciò che avevano per cercare di portare a casa l'unico trofeo in palio, scudetto a parte. Nella gara unica contro il Milan, la Lazio riuscì a portare a casa un risultato quasi insperato, nella doppia semifinale contro la Juventus i biancocelesti hanno centrato una doppia vittoria che non ha lasciato spazio a repliche davanti a una formazione che si giocava l'ultimo obiettivo a disposizione. Adesso arriva la Samp, in quell'Olimpico in cui mezzo secolo fa Lovati e compagni, battendo in finale la Fiorentina con un gol del compianto Maurilio Prini, regalarono alla squadra più antica della capitale il primo trofeo della storia. A cinquantuno anni di distanza la banda di Delio Rossi può scrivere il proprio nome accanto a quello dei ragazzi di Fulvio Bernardini.

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