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Attacco alla società: "Sensi vattene"

Rosella Sensi

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La gestione di Rosella Sensi non piace. Una contestazione così non si vedeva da anni allo stadio all'Olimpico. Durante la squallida partita con il Chievo, per 83 minuti la curva è rimasta vuota a metà. Presente chi ha deciso di entrare, il resto degli spalti coperto da scotch, fuori tutti gli altri. Una protesta dura ma civile, con annessi chiarimenti tra esponenti dei gruppi organizzati. I ragazzi della Sud si sono sfidati in un torneo di calcetto improvvisato nel piazzale antistante l'ingresso della curva, al motto «Ora giochiamo noi visto che la squadra non lo ha fatto per tutto l'anno». Chi è entrato da subito allo stadio ha iniziato i cori contro la Sensi. Che si è presentate regolarmente all'Olimpico, scortata dalla polizia all'ingresso e accompagnata dal marito. Ha provato a sorridere, poi a nascondere l'amarezza dietro gli occhiali da sole. La contestazione è diventata assai più dura e rumorosa quando la Sud si è riempita a tre minuti dalla fine della gara. «Rosella Sensi bla bla bla» l'urlo di rabbia partito dal settore caldo del tifo romanista. E poi cori contro i giocatori, invitati a tornare in ritiro e a presentarsi sotto la curva al triplice fischio. La squadra ha invece deciso di imboccare immediatamente le scalette verso gli spogliatoi. A testa bassa. I tifosi, ovviamente non l'hanno presa bene e hanno cantato: «Venite solo quando vincete». La prima a commentare la protesta compatta dello stadio è stata proprio l'obiettivo numero uno, Rosella Sensi. Occhi lucidi, poche parole per comporre un discorso piuttosto confuso e che aggiunge poco o nulla alla giornata. «Sono molto amareggiata per la stagione - dice il presidente - per prima mi assumo tutte le responsabilità di questa annata amara, triste e al di sotto delle aspettative. Capisco i tifosi che contestano perché ho grande rispetto per loro, essendo anche io una tifosa». La Sensi sposta poi il discorso sulle vicende societarie. Ma invece di spiegare come stanno le cose e quali sono le prospettive, accusa la stampa. «Mi dispiace che si scrivano alcune cose non vere. Io parlo con i comunicati, ma forse non sono sufficienti. Si chieda a chi ne sa più di me, allora. E parlo a 360 gradi. Per le questioni societarie sono tenuta a dire la verità. Peraltro, avrei voluto fare il vostro lavoro. Vi chiedo scusa. Sono seccata pure io, le domande si facciano a chi sa quello che penso». Lei non lo dice, allora aspettiamo il prossimo comunicato per capirlo.

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