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Show indegno complimenti solo a Cobolli Gigli

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Tra le reazioni al turpe spettacolo offerto sabato sera dalla curva juventina, una soltanto merita il più ampio consenso: da rivolgere a Cobolli Gigli, indignazione e condanna per i cori razzisti e un'aggiunta importante: «Non ci sono alibi o giustificazioni». Da queste parti, per dirne una, non si era levata alcuna voce ufficiale per giudicare le provocazioni dei teppisti in trasferta durante Roma-Inter, sempre Balotelli nel mirino, del resto lui è troppo abbronzato. Ma i cori juventini erano qualcosa di molto peggio: orchestrati, forse provati e riprovati nel corso di quei pomeriggi culturali che illuminano la vita quotidiana delle «teste rasate». Però le regole vigenti vietano all'arbitro di interrompere una partita, al massimo una multa lieve alla società, in tanti Paesi civili anche geograficamente a noi vicini l'impegno è convinto e le sanzioni più dure. Per non parlare dell'ipocrisia dei protagonisti, l'apostolo Legrottaglie, pace e bene a tutti, invita ad evitare i complimenti a Balotelli: «Ho preso due calci a gioco fermo», sostiene. Ma la televisione ha mostrato a tutti come il difensore juventino, dopo avere commesso falli violenti e pericolosi, alzasse le braccia a protestare innocenza, alla faccia di tutti gli appelli all'onestà e alla pulizia morale che vorrebbe insegnare al gregge dei suoi fedeli. Niente male anche Buffon: «Erano cori di scherno, non razzisti», certo «Non vogliamo italiani negri» è una filastrocca infantile. Per chi ha memoria labile ricordo che Gigi, dopo avere esibito magliette con la scritta «Boia chi molla» e con i simboli delle SS naziste, si era scusato affermando di non conoscerne il significato. Divide il record della faccia di travertino con Ceccarini, che dopo undici anni ammette che il famoso fallo-scudetto di Iuliano su Ronaldo avrebbe meritato una punizione indiretta per ostruzione. Abbiate pietà di noi.

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