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Noi «malati» mentre gli altri si divertono

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Esordisceil giovane Crescenzi e la Roma riesce a tener testa alla Samp scatenata di Cassano e Pazzini perché Spalletti l'ha dotata di un impianto di gioco da mandare a memoria. Il dibattito sugli infortuni - incrementato anche da numerose assenze dagli altri campi e dall'annuncio dell'uscita di scena di Abbiati - arriva a «Radioanchio» e coinvolge da una parte l'allenatore del Chievo Di Carlo, reduce da un clamoroso successo ai danni della Lazio, e il dottor Brozzi, già medico sociale della Roma che ha interrotto il rapporto con il club giallorosso. Di Carlo ha fuori solo un paio di uomini e una squadra fisicamente e psicologicamente in grande forma, tant'è che la Lazio, a sua volta non penalizzata da troppi infortuni, cede alla vivacità e disinvoltura dei bravi avversari erroneamente ritenuti - spiega di Carlo - facili da battere. La serenità dell'ambiente veronese è dunque, secondo l'allenatore del Chievo, il primo requisito per non subire infortuni. E ne dà conferma Brozzi che contesta sistemi di preparazione che privilegiano la palestra al campo, quella che privilegia l'impegno fisico e l'allegria del giocare la palla. È tanto vero tutto questo, a mio avviso, che da tempo non si sente più parlare delle palestre miracolose, ad esempio di quel «Milan Lab» che sembrava conservare le virtù fisiche dei rossoneri quarantenni e all'improvviso tarda a restituire sani Nesta (da un anno) e Kakà mentre trattiene Bonera, Kaladze, Gattuso, Borriello e Seedorf. E quando si parla della miracolosa energia che anima Pippo Inzaghi si fa riferimento alla sua corretta vita privata. Altro che scienza. Tutto questo porta il dibattito anche in Europa, a quelle partite che hanno mortificato il nostro calcio soprattutto per deficit fisico. E allora vorrei dire la mia: il calcio italiano si differenzia dalle altre espressioni mondiali (Brasile a parte) per le forti esigenze tattiche che esprime, mentre tanti avversari giocano su temi molto meno elaborati, insomma «via col vento». Il tatticismo ci ha fatto vincere l'impossibile, fino a quando s'è incrociato con il cosiddetto calcio atletico, moltiplicando gli infortuni e negando l'allegria ai tanti pedatori che amerebbero giocare ancora con la palla.

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