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L'assurdità della sosta natalizia

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Il secondo intervento mi è suggerito quando il campionato si ferma in occasione delle feste natalizie che, negli anni, hanno assorbito anche quelle del Capodanno. Per il terzo anno consecutivo la sosta sarà di 21 giorni (3 settimane) e comprenderà il Natale, il Capodanno ed anche la Befana. L'associazione calciatori la considera una conquista sindacale molto importante ignorando che molti club, almeno quelli che hanno un mercato internazionale, la sfruttano per svolgere vantaggiose tournee. L'abitudine di fermare il campionato durante le feste è stata introdotta fin dalla prima edizione del girone unico (1929-30) ma è stata abbandonata dopo le prime due stagioni. In tutta la storia del nostro campionato si è giocato due volte nel giorno di Natale (1955 e 1960) e per ben sei volte il 31 dicembre (1933, 1950, 1961, 1966, 1977 e 1983). Salvo qualche rara eccezione (1932), non ci sono state soste durante le Feste fino alla stagione 1973-74 (primo scudetto della Lazio). Dall'anno successivo il campionato si è fermato per due e anche tre settimane. Mi chiedo, considerando la condizione media dei nostri calciatori, quali altri lavoratori possano permettersi il lusso di una vacanza così ampia, considerando che quasi tutti possono godere, tra giugno e luglio, di altre 5-6 settimane di riposo. Mi chiedo anche quali e quanti siano i danni che derivano all'industria calcistica da soste così ampie che impongono una sospensione nella stagione «più calda» sul piano dell'interesse sportivo. Fin troppo facile osservare che senza l'assurdo allargamento a 20 squadre e soprattutto con la formula che io considero ideale di una serie A con 16 squadre sarebbero automaticamente risolti sia il problema della doppia partenza, quella dei turni infrasettimanali (che molto incidono sugli incassi) ed infine anche quella della sosta natalizia. L'impressione è che, impegnati in assurde guerre di religione, Figc, Lega ed Associazione calciatori, non tengano presenti le esigenze, soprattutto di carattere economico, del nostro calcio. L'adeguamento della formula e del calendario dovrebbe essere una priorità ma temo che pochi (anche tra i presidenti dei nostri club) se ne rendano conto.

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